Gramigna, dall’erba cattiva nasce la legalità

In sala dal 23 novembre con l'indipendente Klanmovie Production il film di Sebastiano Rizzo ispirato alla storia del figlio di un boss che è riuscito a sottrarsi al suo destino malavitoso


Un film che vuole dire ai figli di Scampia e a tutti gli altri che una vita diversa è possibile ed è molto più bella. Tanto da aver trovato uno sponsor convinto nell’Unicef. E’ Gramigna Volevo una vita normale di Sebastiano Rizzo, storia, rigorosamente vera, di un ragazzino figlio di un boss della camorra condannato all’ergastolo che non vuole diventare come suo padre e cerca in tutti i modi, nonostante lo stigma sociale e le lusinghe degli ambienti malavitosi, di rigare dritto. E’ la vicenda di Luigi Di Cicco diventata un libro autobiografico, scritto insieme al giornalista Michele Cucuzza (pubblicato da Piemme) e ora anche un film. “Per noi dell’Unicef – spiega Valentina Sereni – questo è un modo per raccontare ai ragazzi delle scuole superiori una vicenda di diritti negati: un bambino deve avere una famiglia, essere protetto dalla violenza, avere un’infanzia che sia tale. Vedere suo padre solo in carcere durante i colloqui, vivere il trauma delle continue persecuzioni in casa… Tutto questo è negazione di diritti”. E dunque il film, che esce il 23 novembre, con l’indipendente Klanmovie Production (che l’ha anche prodotto a basso budget) sarà visibile in una serie di matinée nelle scuole dal 27 novembre, un euro di ogni biglietto venduto andrà appunto alla raccolta fondi Unicef per i minori migranti non accompagnati.

Per il regista Sebastiano Rizzo, all’opera seconda, Gramigna dimostra che c’è speranza per tutti. “Luigi ha detto no ed è un messaggio bello da raccontare, il suo riscatto dona la possibilità di osare, ribellarsi, cambiare, sognare, in una terra dove spesso i sogni restano intrappolati nell’adolescenza e si tramutano poi in rabbia, disillusione e rassegnazione”. Nel film, che concorre anche al David Giovani, Luigi è interpretato dal giovane e promettente Gianluca di Gennaro (Questi bambini), Teresa Saponangelo e Biagio Izzo sono i genitori, Lucia Ragno la nonna, Enrico Lo Verso il professore di ginnastica, uno dei pochi modelli davvero positivi, Ernesto Mahieux è un compagno di cella come pure il magistrato di Aversa Nicola Graziano, che ha accettato di interpretare il detenuto Nando. Un cast soprattutto di attori campani, proprio per accrescere il senso di veridicità dell’operazione.

Rizzo sottolinea come il film, che si spera possa diventare una serie televisiva per raggiungere un pubblico più vasto, sia una storia positiva, che non racconta la violenza e si concentra sul dramma del giovane Luigi. “Non ci interessa dire perché il padre è in carcere o mostrare un cattivo che spara come accade in tanti prodotti, Gomorra in primis. Vogliamo dare un messaggio educativo”. E cita il Francesco Rosi del capolavoro sulla camorra, Le mani sulla città come modello insuperabile e neanche sfiorato. “Quello è un capolavoro sociale, uno strumento atto a migliorare il nostro approccio alla nostra terra”. 

Per il protagonista reale della vicenda, Luigi Di Cicco, che oggi gestisce un ristorante a Civitavecchia e ha una bambina di 9 anni: “Gramigna è un bel titolo perché dall’erba cattiva può nascere qualcosa di positivo”. E spiega che proprio la grande sofferenza di crescere con un padre in carcere l’abbia spinto a scegliere un’altra strada: “Mi ha creato lo schifo per tutto questo. Non volevo far passare ai miei figli quello che avevo vissuto io”. 

Cristiana Paternò
15 Novembre 2017

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