Claudio Bisio e le nuove generazioni

Arriva il 23 novembre in sala il film di Francesca Archibugi 'Gli sdraiati', tratto da un libro di Michele Serra


Al cinema dal 23 novembre con Lucky Red Gli Sdraiati di Francesca Archibugi, tratto dal libro di Michele Serra – sostanzialmente la lunga lettera di un padre ad un figlio – portato poi a teatro da Claudio Bisio, protagonista anche del film, con il titolo ‘Father and Son’. Il titolo originale rimanda invece alla percezione di una generazione, quella dei millennials, da parte di quella precedente, che li vede (e li giudica) inerti, aridi, sconfitti, dormienti quando il resto del mondo è sveglio, in piedi quando gli altri riposano, sempre con la faccia nel telefonino, apatici, poco combattivi, privi di valori importanti, anaffettivi. Al punto di arrivare a fantasticare di una rivoluzione violenta dei giovani nei confronti dei vecchi, in perfetto stile Hunger Games, pur di vederli smuoversi dalla loro posizione, per l’appunto, sdraiata nei confronti del mondo. Ma sarà poi veramente così?

“Il titolo di Serra – spiega la regista – tende all’universalità, a rappresentare una generazione. Noi lo manteniamo, per rispetto e per rendergli il giusto tributo, ma attorno a quel concetto abbiamo costruito una storia. Che è una storia individuale e senza finalità sociologiche o morali. E’ la storia di una famiglia di due sole persone, un padre e un figlio, portata all’estremo. Anche perché le situazioni tranquille non sono drammaturgicamente interessanti. Non significa che tutti i ragazzi siano così e che tutti i padri debbano comportarsi nel medesimo modo. E’ una storia, raccontiamo pezzi unici. Inoltre non credo che i mezzi e la tecnologia possano cambiare le relazioni e i sentimenti. Tablet, cellulari, computer, fanno parte della quotidianità. Ma la gelosia che proviamo oggi è la stessa che provavamo ieri. Io stessa potrei portare avanti conversazioni intere e anche molto intime guardando il cellulare, perché sono timida. Lo fanno anche i ragazzi nel film. Sono solo apparentemente distratti, ma è un modo per trovare il coraggio di aprirsi. E’ come se si facessero delle confidenze guardando dalla finestra. Non è un giudizio morale. Anche se pur raccontando storie individuali si spera di sentire il rombo della storia che passa”.

“Inoltre – aggiunge lo sceneggiatore Francesco Piccoloio credo che già nel libro di Serra ci sia in nuce un cambiamento di prospettiva. Inizia come un’accusa alle nuove generazioni ma procede verso quello che tutte le generazioni più antiche alla fine fanno con le nuove, ovvero l’accettazione e il riconoscimento di un passo successivo”.

“Mio padre – commenta Bisio – non era un dittatore, ma era un genitore piuttosto autorevole. Fumava la pipa in salotto, leggeva il giornale e a lui si doveva chiedere per ogni decisione. Rispondeva solo ‘sì’ o ‘no’ senza motivare, e io da bambino non discutevo. Ho iniziato a farlo dopo, ho fatto le superiori negli anni settanta e quindi ci si opponeva all’autorità. Oggi però io come genitore non saprei essere così. Io spiego e motivo i rifiuti, sono democratico, anche se gli psicologi mi dicono che sbaglio e magari hanno ragione. Sbaglio, come il mio personaggio, ma non posso farne a meno e non mi interessa. Mi sono identificato con il protagonista perché anch’io ho un figlio maschio che è passato da un’affettività fin troppo euforica al totale distacco. Oggi nemmeno lo posso più toccare. Ti trovi improvvisamente al di fuori di questa intimità e devi imparare a conviverci, magari tornerà in futuro. E’ un ruolo per cui ringrazio Francesca e i produttori, di solito mi offrono solo ruoli comici perché tendono ad andare sul sicuro”.  

Nel cast anche Cochi Ponzoni, Antonia Truppo, Gigio Alberti, Barbara Ronchi, Carla Chiarelli, Federica Fracassi e i giovani Gaddo Bacchini e Ilaria Brusadelli, con la partecipazione di Donatella Finocchiaro

Andrea Guglielmino
16 Novembre 2017

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