Gli amori disordinati di Francesca Comencini

"Il racconto di un disordine amoroso" definisce Francesca Comencini il suo Amori che non sanno stare al mondo al TFF e nelle sale dal 29 settembre


“Il racconto di un disordine amoroso” definisce Francesca Comencini il suo Amori che non sanno stare al mondo, commedia sentimentale che, dopo Locarno, viene presentata al Torino Film Festival (Festa mobile) e arriva in 120 sale con Warner dal 29 novembre. Tratto dall’omonimo libro, scritto dalla stessa Comencini, costruito sui monologhi interiori dei due protagonisti che si rapportano alla fine di una lunga passione, un amore tra coetanei che dopo rincorse, incomprensioni e nottate belligeranti, va alla deriva. “Il titolo rappresenta un po’ il paradosso della storia: quegli amori che seppur reali, intensi e grandi hanno difficolta a muoversi nel flusso della quotidianità, che non sanno, sostanzialmente, stare al mondo”. Amori che non sanno stare al mondo è costruito sulla frammentarietà del flusso di coscienza di una donna, Claudia, che nel momento in cui perde l’amore cerca dapprima di ricostruire i cocci della sua quotidianità andata in frantumi, e poi di capire la natura stessa dell’amore e del motivo del suo fallimento, attraversando dolore e disordini ossessivi. “Ho voluto mettere in scena il punto di vista femminile, cercando però di non rendere mai il film inquisitorio nei confronti degli uomini. Raccontare è qualcosa di diverso dal giudicare, ogni personaggio reagisce in un modo diverso alla fine di una relazione, e anche se nel film c’è evidentemente il punto di vista femminile, che a tratti è anche spietato nei confronti delle donne, non significa sia giudicante nei confronti del maschile”. “Tutti i personaggi sono stati raccontati con amore e senza alcun giudizio – conferma la sceneggiatrice Francesca Manieri. Ogni personaggio possiede un pezzo di verità del fatto amoroso. Ma raccontare l’amore al cinema è una sfida che può fare paura perché l’amore, per sua stessa natura, ha bisogno di essere iper-narrativo e mette in scena un rapporto sbilanciato tra azione e parole”.

Ad interpretare Claudia, insegnante universitaria cinquantenne che non vuole dimenticare l’amore del passato, una brava Lucia Mascino che riesce a rendere in maniera convincente tutte le sfumature di questa donna fragile, ma anche irritante e combattiva al tempo stesso.“Non volevo un personaggio femminile che apparisse come vittima, perciò ho reso Claudia una donna che, seppur disperata, a tratti è anche scomoda, insopportabile e matta”, sottolinea la regista. “Un racconto prezioso in cui non si racconta solo di una storia d’amore, ma anche di una persona sola che ha diritto di esistere nonostante il dolore della separazione”, evidenzia l’attrice. “Leggendo la sceneggiatura ho sentito una specie di folgorazione perché era una storia raccontata dall’interno, che permetteva di assumere il punto di vista delle emozioni, senza fermarsi a ragionare troppo. Ho tentato di entrare in contatto con il personaggio, per restituire sempre il suo punto di vista e non il mio”. Ma, ci tiene a sottolineare fermamente l’attrice, Claudia non è una donna isterica: ci sono dei momenti in cui attraversiamo isterie e ossessioni per salvaguardarci della rassegnazione, dal voltare le spalle. Un modo per fare in modo che l’amore continui ad esistere”.

Al suo fianco il personaggio maschile, Flavio, è interpretato da Thomas Trabacchi nei panni di un uomo affascinante, che sembra vicino ma è in realtà lontano e impaurito, guardingo di fronte a tanto disordine e tanto scavare, e che ha la furia di andare avanti abbandonandosi alle braccia di una giovane trentenne, che si presenta a lui come l’offerta di uno spensierato nuovo inizio. “Un uomo a volte impaurito dagli eccessi della donna, che rappresenta anche l’universo maschile contemporaneo, in cui gli uomini appaiono un po’ intimoriti dalle libertà conquistate dalle donne”, lo definisce la Comencini. Un uomo che in sostanza non ce la fa, portatore di un mondo che non sa stare nell’amore, per paura o per fatica, come lo descrive Trabacchi che sottolinea come l’amore faccia paura perché mette a nudo, destabilizza, toglie certezze. “Vedo intorno a me tanti esempi di uomini cinquantenni che, in una dinamica quasi nevrotica, lasciano il nucleo familiare per costruire qualcosa di nuovo con una giovane donna, in una sorta di vampirismo che succhia dall’altro un’energia che non gli dovrebbe appartenere”.  

Carmen Diotaiuti
23 Novembre 2017

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