Le gemelle Noomi Rapace nel pianeta del figlio unico

L'attrice svedese protagonista di Seven Sisters mix d’azione e sci-fi di Tommy Wirkola. In una Terra sovrappopolata il governo sequestra i figli in eccesso eccetto sette gemelle che vivono nascoste


TORINO. “Avevo visto Scarface e Carlito’s Way, e quando sono stata contattata da Brian De Palma per Passion, remake di un film francese, ero entusiasta. Il mio personaggio molto complesso rappresentava però una vera sfida, perché il suo paesaggio interiore era decisamente disturbato. Quello che mi ha sorpreso, e questo vale per altri registi come Ridley Scott o Michael Apted, era la sua vitalità ed energia, che a volte si fatica a trovare con altri registi. Io, giovane attrice, ero ammirata da tanto coraggio e passione”.
Tocca all’attrice svedese Noomi Rapace evocare Brian De Palma, il grande assente del TFF, nonostante la quasi integrale retrospettiva, perché impegnato nella lavorazione del thriller Domino. E l’attrice lo fa ricordando la sua partecipazione a Passion, nei panni di Isabel, talentuosa creativa invidiata e manipolata da Christine, alla guida di un’agenzia pubblicitaria.

Noomi Rapace è al TFF (sezione Festa mobile) perché protagonista di Seven Sisters (titolo originale What Happened to Monday), mix d’azione e sci-fi di Tommy Wirkola, con Glenn Close e Willem Dafoe, in sala il 30 novembre distribuito da Koch Media. In una Terra sovrappopolata, con problemi di risorse e città affollate e invivibili, il governo di fronte a una natalità incontrollata è costretto ad adottare una severa politica del figlio unico. Il Bureau per il controllo delle nascite, guidato dalla dottoressa Cayman, sequestra i figli in eccesso e li iberna in vista di tempi migliori.
Una donna muore partorendo sette gemelle e il nonno per salvarle tutte le nasconde chiamandole come i giorni della settimana. Ognuna potrà uscire di casa solo nel giorno della settimana corrispondente al proprio nome, sempre con l’identità di Karen Settman e il divieto di rivelare il segreto di famiglia. Alle sette sorelle rimane così la libertà di essere se stesse solo nell’appartamento in cui vivono. Finché un giorno, Lunedì, non fa più ritorno a casa…

Bruna, bionda, rossa, capelli corti, lunghi o raccolti. L’attrice Noomi Rapace si ritrova a interpretare le sette gemelle, e grazie agli effetti speciali, anche tutte nella stessa inquadratura.
“All’origine la sceneggiatura prevedeva sette fratelli, ho preferito sostituirli con sette sorelle perché sono convinto che lo svolgimento al femminile della storia evidenzi in modo più forte i loro legami, i punti di contatto e separazione – dice il regista norvegese Tommy Wirkola – Noomi Rapace era poi l’interprete ideale. Con lei e il direttore del make up Giannetto Rossi (C’era una volta il west, Novecento, ndr.) abbiamo cominciato a lavorare sulle differenze”.

Per l’attrice è stata una sfida interpretare sette personaggi differenti: “Ricordo per un anno intero le sedute di scrittura per rendere ogni gemella credibile, trovando un equilibrio tra personalità forti e non, evitando di scivolare nel cliché della dura, della sexy e così via. La fonte d’ispirazione è venuta da me stessa, si è trattato di un viaggio introspettivo, perché alla fine le varie gemelle hanno coinciso con le diverse fasi della mia vita: la Noomi ribelle, poi punk, mondana e festaiola, madre. Così ho tratto ogni personaggio come fosse la  vera protagonista”.
Il direttore del make up Giannetto Rossi ammette le difficoltà della lavorazione, “il compito arduo era quello di avere 7 donne gemelle, ma non gemelle, uguali ma diverse, e che facessero innamorare lo spettatore”.

Il film lancia un monito evidente sul futuro dell’umanità e forse è anche un modo per richiamare l’attenzione sulle attuali politiche antiambientaliste di alcuni governi. A cominciare dall’amministrazione americana di Donald Trump. “La situazione può peggiorare se non si adottano cambiamenti radicali. Trovo scioccante e sconvolgente che governi importanti ragionino in modo individuale. Eppure siamo un unico pianeta e le decisioni sono collettive. Mi fa paura che il governo americano non prenda in considerazione questa ipotesi”, conclude preoccupata l’attrice svedese.

Stefano Stefanutto Rosa
26 Novembre 2017

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