Decreti attuativi ok, ora bisogna innovare

Le categorie del cinema incontrano il ministro Dario Franceschini e si impegnano a dare nuovo impulso alla creatività italiana per portarla in prima serata


Un informale incontro tra il ministro Dario Franceschini e le categorie del cinema, quasi un flash mob come lo definisce Francesco Rutelli, presidente Anica, è quello che si è svolto stamattina in un hotel di Via Veneto, a conclusione del percorso della nuova legge. Per un volta un ministro incassa i complimenti degli addetti ai lavori, praticamente unanimi nel lodare i decreti attuativi, anche l’ultimo in ordine di tempo, quello legato alle quote di programmazione tv. Per Franceschini “il lavoro è stato reso facile dal fatto che si è parlato e discusso per decenni su questi temi e c’è stata la volontà forte di due governi, Renzi e Gentiloni, per arrivare fin qui e dunque quattro anni di tempo a disposizione. Fin da subito si è compreso che gli investimenti nella cultura sono strategici. Come ho detto al mio insediamento ‘il MiBACT è il ministero economico più importante del paese’ e così ho convinto gli altri decisori politici. L’Italia deve investire sul passato e sul presente, sulla creatività nell’era digitale. Questi provvedimenti servono ad aumentare la base del pubblico, ora occorre produrre e innovare”. Quindi un’osservazione sulle reazioni alla controversa norma relativa alle quote tv: “I broadcaster temono di perdere share e pubblicità programmando i film italiani in prima serata, ma non sarà così, bisognerà allargare il pubblico. Oggi i consumi culturali stanno aumentando in tutti i settori”, ha concluso, citando la card 18 anni e il decreto sulle librerie.

Ricordiamo che la nuova Legge Cinema ha avuto la scorsa settimana l’ok definitivo dal Consiglio dei ministri ai tre decreti attuativi con norme sulle quote obbligatorie di messa in onda per tv pubbliche e private di film e fiction italiane ed europee, sugli investimenti delle emittenti, sula tutela delle professionalità del settore e sull’abolizione della censura. Nuove regole accolte con grande soddisfazione dagli operatori, dall’Anica all’Agis, dei Centoautori a Slc-Cgil.

Primo di una serie di interventi rapidi, ritmati da Andrea Purgatori, è stato proprio Rutelli, che considera le nuove norme come una sfida all’intero comparto a fare meglio. “In un momento di transizione non semplice anche a livello internazionale, con integrazioni impreviste in passato come quella probabile tra Amazon e Netflix, il paese aveva bisogno di una normativa di sistema che tutelasse la diversità e la forza dei nostri autori”. E Rutelli indica nel regolamento europeo SAT-CAB il nuovo punto nevralgico del sistema: “Non vogliamo trasformarci in una Europa di consumatori senza più diritto d’autore, per fortuna l’Italia su questo è in sintonia con gli altri paesi europei produttori di contenuti, come la Francia”.

Giancarlo Leone, presidente Apt, parte dalle quote per riconoscere che il governo ha accolto le esigenze dei produttori tv. “Dobbiamo a Franceschini le legge sul tax credit che può rilanciare l’audiovisivo, ma che potrebbe essere vanificata dall’applicazione dello split payment alla Rai e alle altre società che hanno diritto al credito d’imposta”.

Pronti a impegnarsi per un audiovisivo competitivo, da prima serata tv, gli autori. Rappresentati da Daniele Luchetti (“Se il sistema migliora, migliora il prodotto e gli autori devono partecipare al successo economico delle opere e alla nascita di nuove forme creative”); Francesco Ranieri Martinotti, presidente Anac (“Avete tradotto la legge francese, così abbiamo fatto un grande passo avanti. Questo sarà un impulso per l’occupazione. Ora diamo battaglia sulla direttiva europea che contiene una norma sul prelievo di scopo che potrà portare ad aumentare i finanziamenti”); Stefano Sardo, presidente Centoautori, (“il pubblico non si conquista forzandolo, questa è una sfida vera che va raccolta e vinta. Ma bisogna pensare ai diritti di chi inventa le opere”). Francesca Cima, presidente produttori Anica, ha sottolineato come “la battaglia dei diritti la dobbiamo compiere tutti. La legge cambia il senso dell’investimento pubblico, che non è più un afflusso di denaro a senso unico, ma investimento che ci proietta in un mondo che ancora non conosciamo. Questa legge vuole rafforzare l’industria”. Per Andrea Occhipinti, presidente distributori Anica, “adesso non ci sono più alibi per nessuno, anche Netflix e Amazon dovranno produrre”.

Tra gli interventi anche quello di Pivio, presidente della neonata ACMF, associazione dei musicisti per il cinema, del mago degli effetti visivi Victor Perez, di Alberto Francesconi (presidente Anec), Tilde Corsi, Dante Ferretti e Agnese Fontana per i documentaristi. 

Leggi anche il nostro articolo Approvate le quote per i film in tv

Cristiana Paternò
27 Novembre 2017

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