Il viaggio in Slovenia di Elisabetta Sgarbi

Un viaggio in un Paese a due passi dal nostro eppure a volte così distante, quello di Elisabetta Sgarbi nel suo L’altrove più vicino, documentario presentato al Torino Film Festival (Festa Mobile) che


TORINO – “Mi dà le vertigini entrare in un mondo diverso a pochi chilometri di distanza dal mio, vivere il cambiamento con pochi minuti di viaggio. Io sono assetato di diverso e di altrove e per me la Slovenia è l’altrove più vicino”. Con questi occhi il giornalista di Repubblica Paolo Rumiz descrive la Slovenia, per raccontarci quanto a fondo le nostre radici possano spingersi nel terreno dell’altro, nel doc di Elisabetta Sgarbi L’altrove più vicino, presentato al Torino Film Festival nella sezione Festa Mobile. “Il documentario prende le mosse da un mio film precedente, Il viaggio della signorina Vila (2012), in cui raccontavo la città di Trieste e i suoi abitanti – spiega la regista. Per come ne parlavo già allora mostravo la mia volontà di oltrepassare il vicino confine, che un tempo era un vero muro fisico mentre oggi è una linea di divisione più astratta ma anche più paradossale perché, a seconda di chi l’attraversa, mette in luce somiglianze o lontananze tra le nazioni, Italia e Slovenia, che divide”. Un viaggio lungo un confine che ci è prossimo, verso una terra, un popolo, una cultura, che è appena oltre la nostra soglia ma che viviamo come lontano.

Così nel documentario della Sgarbi prendono vita le diverse sfumature di una terra che ci è così vicina, ma a volte anche così sconosciuta e verso la quale nutriamo un’inspiegabile resistenza culturale. Un atteggiamento fortemente differente rispetto a quello del popolo sloveno che è, invece, sia molto consapevole del proprio patrimonio che al contempo aperto verso tutto quello che succede in Europa. Così scopriamo una Slovenia per noi inedita attraverso la prima intervista, dopo moltissimi anni, al grande poeta Alojz Rebula, ormai cieco, ma che continua a scrivere mostrando la bellezza della sua lingua e la sua intrinseca docilità alla poesia. La Slovenia nei ricordi di Claudio Magris, i suoi cammini sul Monte Nevoso, i versi della scrittrice Marisa Madieri, sua moglie, esule istriana. La Slovenia nei brani di Boris Pahor, interpretati da Toni Servillo, che sottolineano l’amore orgoglioso e incondizionato dell’autore per sua cultura e la sua lingua. Ma L’altrove più vicino è anche un film rivolto al futuro, che guarda con interesse alla vitalità della giovanissima e vivace orchestra diretta dal Maestro Igor Coretti-Kuret, nata per superare ogni frontiera e creare l’Europa come continente culturale ed emotivo. Il maestro, ripreso nel documentario mentre insegna a giovanissimi ragazzi provenienti da tutta Europa, racconta con entusiasmo il suo progetto di “far suonare insieme l’Europa più pulita, quella degli adolescenti che non immaginano che nel mondo possano esserci differenze che dividono, perché tra loro vedono solo differenze che attirano”. Ragazzi tra gli undici e i diciannove anni, il cui entusiasmo tipico dell’adolescenza rende inconsapevolmente possibile il miracolo di suonare insieme così bene, raggiungendo in pochi giorni di lavoro un livello che a volte supera quello delle orchestre più blasonate.

Carmen Diotaiuti
28 Novembre 2017

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