Gli ultimi Jedi: arriva lo Star Wars dissacrante di Rian Johnson

Spiazzante e sovversivo, a costo di qualche sacrificio e qualche scelta discutibile il film porta la saga su territori inesplorati


I coraggiosi fanno spesso cose stupide. Lasciano da parte la logica per ‘gettare il cuore oltre l’ostacolo’, per usare un’espressione a sua volta abbastanza stupida ma oggi molto in voga, e che sicuramente rende l’idea. Lo fa Poe Dameron, il pilota testa calda interpretato da Oscar Isaac, mettendo a rischio la missione della Resistenza – e prendendosi continue lavate di capo dal suo superiore, il generale Leia Organa, Carrie Fisher al suo ultimo giro nelle stelle dopo la triste dipartita dello scorso anno – ma anche risolvendo situazioni di stallo e portando avanti il percorso verso lidi nuovi, avventurosi, sconosciuti e pericolosi.

Rian Johnson, con Gli ultimi Jedi, secondo capitolo della terza trilogia di Star Wars, che arriva finalmente in sala dopo un’attesa di due anni, ha fatto un film molto coraggioso. Un film che spiazza e dissacra, sia con un umorismo non sempre opportuno, sia con il totale rovesciamento degli intenti di alcuni personaggi considerati iconici – vedi Luke Skywalker, che si comporta per gran parte del tempo come ‘guardiano della soglia’ e ostacolo piuttosto che come mentore, ma del resto era quello che faceva anche il suo maestro Yoda ne L’impero colpisce ancora, per testare la sua volontà – sia portando lo spettatore a credere che le cose vadano in un certo modo per poi devastare totalmente le sue aspettative, lasciandolo basito, magari irritato, ma certo non indifferente. Lo stesso Luke lo dice a Rey, nuova protagonista della saga (Daisy Ridley). ‘Le cose non andranno come credi’. E in effetti, non lo fanno mai.

Lo stesso Mark Hamill, interprete di Luke, ha dichiarato tra l’altro di aver avuto difficoltà a immergersi in questa nuova versione di un personaggio tanto amato e di cui tutti credevano di sapere tutto. Ci sono tantissimi colpi di scena e tantissime rivelazioni, ma non riguardano mai ‘Chi è chi’, ‘Chi è figlio di chi’, ‘Chi muore’ e nemmeno chi è buono e chi è cattivo, lo stesso confine tra bene e male si fa molto più labile in questo episodio ‘di mezzo’ che si rivela forse più oscuro di quello che sembra a un primo impatto, perché diventa evidente, sia all’interno della trama che fuori, che non siamo più nei territori confortevoli, rassicuranti e piacevolmente nostalgici dove ci aveva portato Il risveglio della Forza. Ci sono connessioni con L’Impero colpisce ancora (vi dice niente una cava di Forza oscura dove l’eroe deve superare uno spaventoso rituale iniziatico per trovare sé stesso?) ma, a differenza del film precedente, che strutturalmente seguiva in maniera pedissequa Una nuova speranza, questo non si comporta come una copia carbone. Si tratta di fumo e specchietti per le allodole, la verità non è mai quella che sembra, e soprattutto non sta in quello che succede, ma in come ci si arriva. Così, l’allenamento di Rey su un’isola sperduta per diventare un Jedi – che dura tre giorni scarsi, ma prima di additarlo come l’ennesima stupidaggine ricordiamoci che quello di Luke su Dagobah non durava tanto di più – diventa il pretesto per mettere in luce quanto le vie della Forza possano essere imprevedibili, perché la Forza agisce da sé, non può essere posseduta, ma solo persuasa e corteggiata perché si muova accontentando i desideri dell’officiante. Per chi considera Star Wars una religione il film è una bestemmia continua. Chi cerca sorprese, le avrà. Anche se magari non gli faranno piacere.

Spuntano fuori anche elementi tipicamente ‘Young Adult’ – diciamo alla Hunger Games, per avere un riferimento nobile – e ha senso, perché questo film è decisamente rivolto alle nuove generazioni. Un gesto emblematico su tutti: il villain Kylo Ren (Adam Driver) non vuole più emulare Darth Vader, e distrugge la maschera per abbracciare la sua reale identità, il suo destino e l’età adulta. 

Anche a livello visivo, si denota uno sforzo maggiore di creatività, con la proposta di nuovi ambienti e nuove creature – laddove invece Il risveglio… riproponeva location desertiche, ghiacciate e boscose come già viste nei capitoli precedenti – anche se a volte i risultati risultano goffi, come l’asset quasi parodistico (e a pensare al mitico Balle Spaziali di Mel Brooks è un attimo) del pianeta Casinò dove i nostri eroi vanno a cercare un esperto hacker interpretato da Benicio Del Toro. Più suggestivo invece l’asteroide di sale su cui si svolge lo scontro finale, con solchi rossi sulla superficie bianca, che richiamano un sanguinamento, a sottolineare il passaggio della guerra. Perché sempre di guerre stellari si tratta, e non mancheranno le perdite. Anche in questo caso, sperimentare significa rischiare. Le pacchianate in questa saga non sono mai mancate, ricordiamoci gli odiati Ewoks, orsacchiotti pelosi da Il ritorno dello Jedi.

“La sorpresa fine a sé stessa è una cosa piuttosto dozzinale – ha dichiarato il regista Johnson a ‘Rolling Stone’ – La portata emotiva della frase “Io sono tuo padre” è il motivo per il quale ci ricordiamo di quel film. Non per il fatto che la rivelazione ci abbia sorpresi, o meglio, non solo per quello. Alcuni potevano immaginare che fosse così, ma è stato l’impatto emotivo della rivelazione a farla diventare epica”. A proposito di strani esserini, una parola va spesa sui Porg, strani pennuti dagli occhi dolci con cui Chewbacca colma le sue carenze d’affetto dopo la perdita dell’amico Han Solo, e che hanno spopolato su Internet da quando è stato presentato il primo trailer. Il regista ne ha spiegato l’origine, venuta fuori dall’osservazione delle Pulcinelle di Mare abitanti dell’isola Skellig Michaeal, dove le scene sono state girate: “Quel luogo è una specie di santuario dei volatili. E c’erano queste adorabili Pulcinelle di Mare per tutta l’isola. E l’idea è stata immediata: facciamo la versione Star Wars di quelle creature. Inoltre volevo assolutamente introdurre qualche elemento di ilarità e leggerezza nelle scene dell’isola”.

Degli aspetti tecnici, a fronte di un kolossal di questi livelli, è forse superfluo parlare: gli effetti speciali sono all’avanguardia – anche se non si rinuncia a un tocco vintage per richiamare la trilogia originale – e anche se rispetto ad Abrams Johnson propone una regia più lineare e funzionale le scene di battaglia e d’azione sono abbondanti e spettacolari. Nel cast anche John Boyega, Lupita Nyong’o, Andy Serkis, Domhnall Gleeson, Anthony Daniels, Gwendoline Christie, Kelly Marie Tran e Laura Dern.

Andrea Guglielmino
13 Dicembre 2017

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