Black 47, quella terribile carestia che devastò l’Irlanda

Prende le mosse dalla Grande Fame che colpì l'Irlanda tra il 1845 e il 1852, il film di Lance Dally, Black 47 fuori concorso alla Berlinale


BERLINO – Tra il 1845 e il 1852 una grande carestia colpì l’Irlanda, causata dal fallimento del raccolto della patata, principale fonte di cibo della popolazione. Una piaga che portò alla morte di un milione di persone per fame e febbre, costringendone altrettante all’esilio forzato. “Una catastrofe di tale portata che oggi l’Irlanda è l’unico paese in Europa ad avere una popolazione inferiore a quella del 1845”, sottolinea Lance Dally, regista di Black 47 fuori concorso a Berlino 68, film che prende le mosse proprio da questa vicenda storica, ambientato nel 1847, proprio mentre l’Irlanda è in preda alla grande fame che sta devastando il Paese già da due lunghi anni. “È essenzialmente l’evento storico più importante dell’Irlanda, praticamente il più grande disastro sociale del XIX secolo – continua il regista.  Nessun altro paese in Europa ha mai subito uno spopolamento così catastrofico a causa di un singolo evento, per quanto devastante. Una storia difficile da raccontare, tant’è che non ci sono altri film sulla vicenda, anche perché è estremamente complicato trovare il modo di rappresentare quel livello estremo di sofferenza, tenendolo in qualche modo sullo sfondo”.

Per farlo Lance Dally decide di mettere in primo piano una vicenda privata, quella dell’irlandese Feeney (James Frecheville), che ha combattuto per l’esercito britannico all’estero ma ha abbandonato l’incarico per tornare a casa dalla sua famiglia. Sicuramente in guerra ha già assistito a più di un orrore, ma nulla lo può aver preparato alla distruzione che trova in patria, dove scopre che sua madre è morta di fame e suo fratello è stato impiccato dalla mano brutale degli inglesi. Inizia così un percorso distruttivo per dar vendetta alla sua famiglia, ma anche a tutta l’orrore, la miseria e l’ingiustizia che vede intorno. “Mi affascinava l’idea di mettere in scena una storia di vendetta sullo sfondo della carestia, l’ho trovato un modo intelligente per affrontare un tema tanto difficile. Rispetto ad altri approcci narrativi il genere suggerisce implicitamente una serie di domande che offrono l’opportunità di esplorare la vicenda nei suoi aspetti più complessi. Volevo fare un film che riuscisse ad attirare veramente l’attenzione del pubblico su un tragico evento storico, per superare quell’approccio superficiale che abbiamo oggi rispetto alla consultazione dei giornali, in cui leggiamo di tragedie e andiamo avanti come se nulla fosse”.   

A fermare Feeney prima che possa alimentare i fuochi della rivoluzione, viene mandato il soldato britannico Hannah (Hugo Weaving), specializzato nell’inseguire disertori ma suo vecchio compagno d’esercito. Man mano che la storia va avanti prendono forma tutti gli impulsi umani nelle variegate scale di grigio che li compongono: l’istinto di sopravvivenza, la competizione, la brama di profitto. Tanto da spingere entrambi, alla fine, a mettere in discussione le loro iniziali motivazioni. “Questo film è un viaggio nell’aspetto più profondo e oscuro del genere umano”, sottolinea Hugo Weaving che nel ricordare una battuta del suo personaggio, “Facciamo cose che non dimenticheremo mai”, la associa alla condizione dei soldati in guerra, in particolare all’Afghanistan, dove c’è troppa violenza, troppa distruzione.
Nel cast anche Stephen Rea, Freddie Fox, Barry Keoghan e Moe Dunford

Carmen Diotaiuti
16 Febbraio 2018

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