Kim Ki-duk: “La mia vita non è violenta come i miei film”

Investe anche la Berlinale lo scandalo sulla violenza a un’attrice da parte del regista coreano Kim Ki-duk, al festival per presentare il suo ultimo Human, Space, Time and Human


BERLINO – Conferenza stampa che si annuncia spinosa già in partenza quella del regista coreano Kim Ki-duk, a Berlino per presentare nella sezione Panorama Special il suo ultimo Human, Space, Time and Human. Un film, com’è nella tradizione del cineasta, pieno di immagini forti e parabole di violenza, che racconta di un gruppo di persone che salpa su una vecchia nave da guerra alla volta di una destinazione a tutti sconosciuta. Il mezzo di trasporto diventa presto teatro di bestiali atti criminali e di anarchia assoluta, in una drammatica spirale interpersonale discendente, dove l’unica legge è la lotta crudele per il cibo e la sopravvivenza, che passa anche attraverso stupri di gruppo e cannibalismo. “Con questo film ho voluto esplorare fin dove può spingersi l’essere umano per la sopravvivenza, rappresentare la piccolezza dell’universo nei termini di una nave che solca l’Oceano, un piccolo mondo in cui la società intera è rappresentata dalle varie tipologie di persone a bordo”, ha spiegato il regista che ama esplorare i punti più estremi dell’essere umano. “Il compito di un film non è essere la rappresentazione esatta della realtà, ma offrire uno sguardo preciso. Mi sono concentrato sui confini del desiderio umano e, man mano che la pellicola prosegue, ne ho spinto sempre più avanti i limiti, per capire in che modo l’umanità inizia e dove va”. Ma a fare scandalo e far discutere questa volta non è l’estetica del film o la presunta morbosità del cineasta nei confronti di un certo tipo di violenza, quanto la denuncia da parte di un’attrice coreana, che ha rifiutato di essere identificata pubblicamente, che l’anno scorso ha accusato il regista di abusi fisici e sessuali, affermando di essere stata picchiata sul set e costretta a scene di nudo e sesso non previste da copione durante le riprese del film Moebius. A quanto denunciato, il regista, annunciando di voler far emergere le emozioni dell’attrice, l’avrebbe schiaffeggiata violentemente davanti a tutti prima di girare la telecamera e iniziare a filmare. Cosa che il cineasta ha ammesso e per la quale è stato multato, negando però tutte le altre accuse. L’attrice nei giorni scorsi ha, poi, espresso un forte disappunto anche nei confronti della Berlinale per l’invito al regista, considerando la promozione che deriva dal festival un modo per perpetrare gli abusi nel settore e additando la kermesse di ipocrisia per la contestuale aperta adesione al movimento #MeToo.  

Interrogato sull’episodio in conferenza stampa (prima apparizione pubblica dopo la sentenza del tribunale), Kim Ki-duk ha sottolineato che si tratta di un episodio avvenuto molto tempo fa e di cui non ha un ricordo nitido: “Quattro anni fa c’è stato effettivamente questo incidente, è passato molto tempo e non ricordo bene cosa è successo. Stavamo provando una scena ed era presente tutta la mia troupe, che al momento non ha detto che trovava la cosa inappropriata. Riguardo allo schiaffo, come ho spiegato e risposto in tribunale, è successo ma era qualcosa che per me aveva a che fare più con la performance d’artista che con la violenza. La corte ha deciso però diversamente, e io sono stato multato. Non sono del tutto d’accordo, ma mi sono assunto le mie responsabilità”.  Interrogato, poi, sul se volesse scusarsi pubblicamente per l’episodio dello schiaffo ha risposto secco: “No, trovo deplorevole piuttosto che si sia trasformato in un caso da tribunale”.

Presenti a Berlino anche due degli interpreti di Human, Space, Time and Human, l’attrice giapponese Mina Fujii e Lee Sung-jae che, interrogati sull’atteggiamento del regista sul set, hanno sottolineato come “lavorare con lui è piacevole e la sceneggiatura viene studiata a fondo prima di girare il film. Il regista, poi, non fa differenze sul set tra uomini e donne, ha un estremo rispetto per gli interpreti e tratta tutti allo stesso modo”. Nel ringraziare in chiusura la Berlinale per l’invito ricevuto a quattordici anni dalla sua ultima presenza al festival, Kim Ki-duk ha salutato tutti i giornalisti presenti in sala, ringraziandoli per l’interesse: “Sento la vostra preoccupazione per la violenza ma vi invito a non dare giudizi sulla mia personalità a partire dalle mie pellicole. La mia vita non è come i miei film, nel privato cerco di essere una brava persona”. 

Carmen Diotaiuti
17 Febbraio 2018

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