In sala il 26, 27 e 28 febbraio con Lucky Red il documentario-evento Eric Clapton – Life in 12 bars,diretto da Lili Fini Zanuck e chiaramente dedicato al leggendario chitarrista britannico. Ricco di materiali inediti, il film racconta al pubblico non solo la carriera ma anche la storia intima e profonda di una grande icona, dall’infanzia ai giorni nostri, che fa luce sulle ambizioni, le amicizie, le dipendenze dalla droghe e dall’alcool, le frustrazioni artistiche – gli esordi con gli Yardbirds e poi la carriera nei Cream, fino al loro scioglimento – poi quelle amorose fino alla tragica perdita del figlio Conor, di appena cinque anni, nato da una relazione del bluesman con Lory Del Santo, a causa di un tragico incidente. Poi la ripresa grazie a una forza d’animo incredibile e oggi una vita equilibrata, dove il successo – Clapton è l’unico vincitore di 18 Grammy Awards inserito per ben tre volte nella “Rock and Roll Hall of Fame” – riesce a collocarsi nel giusto posto a fianco dei rapporto con la famiglia.
“Nei momenti più bui – racconta lo stesso Clapton – l’unica cosa che mi ha trattenuto dal suicidarmi è che da morto non avrei potuto bere”. Nonostante la durata considerevole di oltre due ore, il docu risulta certamente appassionante, funziona da ottimo resoconto per i claptoniani doc e fa venire invece voglia di saperne di più a chi conosce la carriera di Clapton magari solo di sfuggita.
“Conosco Eric da 25 anni – dice la regista – e un giorno a pranzo mi ha confessato che in passato molti gli avevano chiesto di poter fare un documentario sulla sua vita, ma che lui avrebbe accettato solo me. Non avevo esperienza di documentari ma ovviamente ho accettato. E’ molto diverso dal realizzare un film: non puoi basarti su una sceneggiatura ma devi creare la narrazione in modo più organico, attraverso le interviste e gli archivi. Il montaggio diventa fondamentale e ho scelto di comportarmi come se non conoscessi Eric, nonostante la nostra amicizia. Ci siamo trovati a discutere di cose di cui non avevamo parlato mai prima, a cui lui stesso non aveva mai pensato o magari aveva dimenticato, credo per lui sia stato un processo catartico”.
Ad aprire e chiudere il film, testimonianze dell’amicizia tra Clapton e BB. King, re del blues scomparso nel 2015.
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