La La Lav

Poco meno di quattro ore per il nuovo film del regista filippino, Season of the Devil, immersione nella storia del suo paese che lui stesso definisce un'opera rock


BERLINO – E finalmente è arrivato alla Berlinale il giorno di Lav Diaz, autore che rivoluziona i palinsesti dei festival con le sue durate mostruose e fa la gioia dei cinefili più incalliti, quelli che se non c’è sacrificio non c’è vero amore. Del resto il suo nuovo lavoro, Season of the Devil, ha una lunghezza relativamente limitata, solo 234′, niente a che vedere con le otto ore di Lullaby to the Sorrowful Mistery presentato qui a Berlino esattamente due anni fa, sempre in concorso. Stavolta il provocatorio cineasta filippino, classe 1958, ha costruito quella che lui chiama un’opera rock, anche se la definizione non è molto calzante. Piuttosto si può dire che il film immerge lo spettatore in una serie di quadri statici cantati a cappella, dal sapore fortemente ipnotico: sono 33 in tutto i brani composti da lui stesso. Non senza un momento di ironia, forse involontaria. Quando un dialogo cantato tra due personaggi si conclude con un “la, la, la” in coro che ha ricordato ai coraggiosi spettatori La La Land e strappato una liberatoria risata. 

Il film, rigorosamente in bianco e nero (la bellissima fotografia è del DOP Larry Manda), è ambientato alla fine degli anni ’70, durante la dittatura di Marcos, quando gruppi paramilitari vennero autorizzati a prendere il controllo di vaste zone del paese. Uno di questi tiranni locali, Narciso, è al centro della narrazione con i suoi discorsi deliranti e i metodi di violenza psicologica e fisica, torture e stupri compresi, che adotta per terrorizzare e schiavizzare la popolazione di contadini totalmente inerme. Lo affianca una luogotenente più realista del re e i due spadroneggiano. Una giovane medico idealista che ha aperto un ambulatorio per i poveri nel villaggio fa una brutta fine: il suo gesto umanitario attira immediatamente le ire dei militari, mentre il marito, lo scrittore e poeta Hugo Haniway, vive una forte depressione legata alla situazione politica e solo dopo molte esitazioni si decide ad andarla a cercare. Questi, ed altri personaggi, sono al centro di situazioni evocative e misteriose, che a volte attingono a tradizioni e spiritualità difficilmente comprensibili e decodificabili ai non esperti. Molti hanno abbandonato la sala nelle proiezioni per la stampa (ce n’erano ieri ben quattro in orari diversi) ma ovviamente i più resistenti, anche al sonno, sono premiati dalla consapevolezza di far parte di un club esclusivo. 

Cristiana Paternò
20 Febbraio 2018

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