L’Oceano nei corridoi di un supermarket

Chiusura poetica e delicata per il concorso della Berlinale con In the Aisles di Thomas Stuber, storia di un ragazzo solitario che trova amicizia e amore tra i corridoi di un asettico ingrosso


BERLINO –  Chiude con un film poetico e delicato, il tedesco In the Aisles di Thomas Stuber, il concorso del 68mo Festival di Berlino. Tratto da un racconto breve dello scrittore Clemens Meyer contenuto nella raccolta All the Lights, il film racconta la storia di un ragazzo introverso e solitario che, dopo aver perso il lavoro come muratore, inizia a lavorare nel reparto bibite di un supermercato all’ingrosso, come impiegato del magazzino e addetto al muletto. Notte dopo notte, in mezzo a labirintici corridoi e luci artificiali, scopre un mondo nuovo e sconosciuto fatto di amicizia, amore, e un gruppo di colleghi cordiali che lo accoglie come una famiglia. “Appena ho letto il racconto, alcuni anni fa, ne sono rimasto affascinato e ho immediatamente sognato di farne un film”, ha rivelato il regista in conferenza stampa. “Immagini potenti e una storia intensa concentrata nello spazio di sole venticinque pagine, un’emozione e uno stile che spero di essere riuscito a trasporre anche nel film”. Nei panni del protagonista Franz Rogowski, la Shooting Star tedesca di quest’anno che è al festival anche con un’altra pellicola in concorso, Transit di Christian Petzold appena acquistato per l’Italia da Academy Two. Nel film si tuffa letteralmente tra le corsie del supermercato a bordo del suo muletto: “È un mezzo così complicato da guidare che mentre lo fai ti dimentichi di tutto, anche che stai facendo un film e che stai recitando”, ammette scherzando. “Il personaggio che interpreto, Christian, è molto chiuso e parla poco. Ma le poche parole che pronuncia sono toccanti e mostrano tutto il calore che c’è dentro di lui”.  

Tra i corridoi Christian incontra l’addetta al reparto dolciumi, Marion (Sandra Huller), ed è immediatamente colpito dalla sua energia seducente. La macchina da caffè diventa il loro punto d’incontro regolare e i due iniziano a conoscersi e ad avvicinarsi. Così, tra gli asettici e claustrofobici locali del supermercato, si iniziano a sentire le onde del mare. Ma Marion è sposata, e a volte si assenta per lungo tempo dal lavoro per colpa del marito, è infatti vittima di una violenza domestica che nel film rimane inespressa, lasciata solo all’intuizione. Un po’ come accade a tutti i personaggi del film è come se Marian avesse due vite, una al lavoro, dove è divertente e rispettosa, e una a casa, che capiamo essere difficile, ma che non viene mai mostrata: “Ho cercato – spiega il regista – di lasciare ampio spazio di pensiero allo spettatore che da solo deve mettere insieme i pezzi dei personaggi e delle loro storie. C’è bisogno di un pubblico pensante per questo film, molte cose le abbiamo solo suggerite”. E  così, tra sigarette fumate di nascosto, evoluzioni sui muletti e un capo che stringe la  mano a tutti alla fine del turno, calore e un po’ di felicità sembrano possibili solo nei corridoi del supermercato.

Carmen Diotaiuti
23 Febbraio 2018

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