Vincenzo Salemme, piccolo eroe di una Napoli perduta

"A differenza di quella rappresentata da Eduardo, la gente napoletana ha perso un po’ la sua vera anima". Così parla il regista e protagonista di 'Una festa esagerata', in uscita il 22 marzo


E’ l’atmosfera di una Napoli perduta quella che Vincenzo Salemme ci vuole far sentire nel suo nuovo film da regista e protagonista, Una festa esagerata, in uscita il 22 marzo con Medusa, e tratto dall’omonima sua commedia teatrale. “Nello spettacolo teatrale a cui il film si ispira c’erano riferimenti e omaggi a ‘Questi fantasmi’ e a ‘Natale in casa Cupiello’ di Eduardo De Filippo – dice Salemme – Col passare del tempo i napoletani sono cambiati e sono andati a confondersi con tutto il resto della piccola borghesia ambiziosa e mitomane formata da persone tutte simili tra loro. A differenza di quella rappresentata mirabilmente nei decenni scorsi da Eduardo, la gente napoletana ha perso un po’ la sua vera anima e io attraverso la rappresentazione di individui che perdono di vista i valori morali ho voluto portare in scena la fine di un’ epoca e di un’etica antica”.

Salemme è Gennaro, un piccolo imprenditore edile ingenuo e perbene vittima di Teresa (Tosca D’Aquino), una moglie ambiziosa, tutta dedita alla scalata sociale. Lei ha deciso che la festa di compleanno per i 18 anni della loro capricciosa figlia Mirea (Mirea Flavia Stellato) va celebrata senza badare a spese. E allora un grande ricevimento, dal catering agli arredi, con tanto di cameriere ‘indiano’ sulla scenografica terrazza di casa Parascandalo che ospiterà tanti invitati importanti, a cominciare dal futuro suocero, l’assessore Cardellino (Francesco Paolantoni). Una festa memorabile, per l’appunto ‘esagerata’ come Gennaro la definisce, che viene disturbata nei preparativi dalla cattiva notizia che viene dalla famiglia Scamardella che abita al piano di sotto. Don Giovanni, il padre molto anziano (Nando Paone), è infatti improvvisamente deceduto, lasciando sola Lucia (Iaia Forte), la figlia disperata e problematica. E’ allora possibile fare una festa con un morto nel palazzo in cui si abita? Forse una soluzione c’è, anche se un po’ cinica, ma il nostro Gennaro riuscirà a metterla in atto?

Salemme ha chiesto in fase di sceneggiatura la collaborazione dell’amico Enrico Vanzina, “la sua esperienza nella scrittura cinematografica mi è servita per evitare il rischio di un’eccessiva teatralità di una storia che si svolge tutta in un palazzo, tra un piano di sopra e uno di sotto, e ha dato al racconto un passo cinematografico, senza stravolgerne l’anima teatrale”. Salemme ha inoltre scelto di ricorrere a un cast diverso da quello dell’edizione teatrale perché il film non apparisse come una pedissequa registrazione della commedia. “Ho pensato che i nuovi interpreti sarebbero stati più liberi e più spontanei, dando maggiore freschezza a battute e dialoghi”.

Decisivo per la riuscita di un film, secondo il regista napoletano, è l’affiatamento con gli attori che costituisce la marcia in più: “I film vanno prima di tutto ben recitati perché il pubblico ci deve credere”. Francesco Paolantoni interpreta un personaggio nuovo che nella commedia teatrale è solo citato. Nando Paone conosce Salemme dai tempi del liceo Umberto quando sognavano di diventare attori: “Vincenzo è l’amico regista e autore che mi ha chiesto spesso di mettere in scena personaggi estremi e surreali”. Per Iaia Forte il film è stata una grande occasione di gioco insieme a un cast preparato.

“Iaia, in questo suo ruolo, sembra un’interprete dei film di Tarantino e De Palma – sottolinea Salemme –  Lei ha il coraggio degli attori colti, si lascia andare ed è generosa. Massimiliano Gallo ha la faccia da duro che fa ridere. Tosca D’Aquino è la mia sorella minore, mi mette di buon umore, con lei sembra sempre che i guai non esistano”.

Ed è con questo cast congeniale che Salemme sperimenta quella commedia “capace di graffiare e di criticare la vita sociale e il (mal)costume del nostro Paese. Una festa esagerata aspira ad essere un film per famiglie, destinato ad ogni tipo di pubblico come è accaduto per la sua versione teatrale”. Quanto alla Napoli di oggi, all’artista piace questa città ” quando è cultura profonda e antica, meno quando è superficialità e aspetto esteriore. Premesso che non faccio la vita della persona comune, sono benestante, perciò ora vivo Napoli come fosse un paradiso. La città ora mi sembra cambiata: pulita, più tranquilla, ci sono turisti”.

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