Il progetto Migrarti a Cortinametraggio

“Presentiamo 3 cortometraggi provenienti dalla nostra iniziativa che per il 2018 ha sostenuto 26 lavori sulle oltre 250 domande arrivate al Ministero" dice Paolo Masini responsabile del progetto


Alla 13a edizione di Cortinametraggio, in programma fino al 25 marzo a a Cortina d’Ampezzo, tra i tanti Concorsi e premi c’è quest’anno una sezione dedicata al cinema che parla di migrazioni, con gli studenti di Cortina chiamati a giudicare i corti e coordinati da: il regista Enzo D’Alò, l’attrice Monica Guerritore, Roberto Zaccaria del Cir (Comitato Italiano Rifugiati) e Paolo Masini responsabile del progetto Migrarti del MiBACT. “Qui abbiamo 3 cortometraggi provenienti dal nostro progetto che per il 2018 ha sostenuto 26 lavori sulle oltre 250 domande arrivate al Ministero – spiega Masini – E quest’anno abbiamo avuto anche una selezione di film d’animazione che presenteremo a Torino il 12 aprile prossimo in occasione di Cartoon on the Bay. Il livello dell’edizione 2018 di Migrarti è molto alto. Abbiamo avuto le audizioni il mese scorso, per rispettare le linee generali del bando, incontrando registi interessanti e bravi attori. I lavori dovranno essere terminati entro il 30 luglio e verranno poi presentati alla Mostra di Venezia in settembre” conclude Paolo Masini.

Centottanta studenti sono il nucleo della Giuria di questo premio “Generation Future” e dovranno giudicare i sei corti in gara, tre provenienti dal progetto Migrarti e tre selezionati dal Cir (Consiglio Italiano Migranti) di Roberto Zaccaria. Ad accompagnare i ragazzi nella valutazione, il regista Enzo D’Alò che ha tenuto anche una lezione sul cinema e l’animazione in una scuola di Cortina e che ha insegnato loro quali sono gli aspetti da considerare per la valutazione di un film. “E’ importante parlare di cinema ai ragazzi e insegnare loro come comprendere ciò che vanno a vedere. Abbiamo discusso di film e mi hanno rivolto parecchie domande dimostrando una spiccata curiosità – afferma D’Alò –  Nei corti e nell’animazione possiamo trovare uno strumento per comprendere il fenomeno delle migrazioni e dell’integrazione. Quando realizzai La Gabbianella e il gatto mi chiesi in che modo avrebbe potuto esserlo in quanto metafora dell’integrazione. Ne parlavo con i ragazzi della Giuria qui a Cortinametraggio, e loro mi hanno detto che avevano visto da poco La Gabbianella e il gatto e gli era piaciuto molto; comprendere la struttura narrativa di quel film dà un grande significato all’integrazione”. 

Per Monica Guerritore, al cinema in questi giorni con il film Puoi baciare lo sposo, affrontare il tema delle migrazioni attraverso il racconto cinematografico può aiutare a comprendere il problema. “Qualunque mezzo espressivo e forma d’arte, come il cinema, che tratta l’immagine è uno specchio e dunque è un modo per interpretare quello che c’è dall’altra parte. L’autore di un corto, così come l’autore di un film, si immedesima nella situazione e attraverso l’immedesimazione trae spunto per creare un piccolo racconto. E la stessa cosa deve accadere agli spettatori. Si devono immedesimare in quella piccola storia e questa è la funzione del cinema, del racconto e dell’arte figurativa, un mezzo per entrare all’interno di un altro essere umano o di un’altra vicenda. Quando guardo un film come ad esempio Il cacciatore di aquiloni non vedo tanto le inquadrature, quanto che cosa c’è dietro, qual è il mondo che riempie quell’inquadratura. Il cinema può essere importantissimo per entrare nella realtà di un altro e comprenderlo fino in fondo” conclude Monica Guerritore.

Stefano Amadio
21 Marzo 2018

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