Musical, animazione, documentario: i David delle sorprese

Il musical napoletano Ammore e malavita dei Manetti Bros è il miglior film dei David 2018 con un totale di cinque statuette, tra cui quelle alle musiche e alla canzone di Pivio e Aldo De Scalzi


Il musical napoletano Ammore e malavita dei Manetti Bros è il miglior film dei David 2018 con un totale di cinque statuette su quindici candidature, tra cui quelle alle musiche e alla canzone di Pivio e Aldo De Scalzi. Doppia vittoria inattesa per Jonas Carpignano con A Ciambra, un piccolo film che ha sconfitto avversari come Gianni Amelio, Ferzan Ozpetek e Paolo Genovese. Il giovane regista, che vive tra la Calabria e gli Stati Uniti, ha convinto i giurati dell’Accademia con un romanzo di formazione di un adolescente ai confini della legalità raccontato con un robusto metodo documentaristico. Sul palco Carpignano ha voluto condividere il premio con il suo protagonista, il giovane Pio Amato e con la “ciambra”, la comunità rom stanziale di Gioia Tauro dove il film è maturato come anche il suo progetto precedente.

Miglior documentario è La lucida follia di Marco Ferreri, già vincitore anche ai Nastri, film targato Istituto Luce Cinecittà e realizzato da Selma Dell’Olio con la produzione di Nicoletta Ercole, a lungo collaboratrice del regista di Ciao maschio. Selma sul palco ha esultato con queste parole: “La regia è femmina!”.

Ed è proprio nel segno forte della protesta e dell’orgoglio femminile che si sono svolti i David 2018. Come ha ricordato anche la presidente della Fondazione Piera Detassis, felice anche perché il David rappresenta la diversità e la varietà del cinema italiano, tra fiction, cinema del reale, animazione.

La serata televisiva condotta da Carlo Conti si è aperta, in diretta su Raiuno, con il monologo di Paola Cortellesi che, affidandosi a un celebre testo dell’enigmista Stefano Bartezzaghi, ha giocato sulle trappole del linguaggio tra maschile e femminile: “Un cortigiano è un uomo che vive a corte, una cortigiana… è una mignotta, uno squillo è il suono del telefono, una squillo, non lo dico nemmeno…”. A sostenerla tutte le colleghe, da Giovanna Mezzogiorno a Sonia Bergamasco, da Jasmine Trinca a Isabella Ragonese, unite nel denunciare la discriminazione. Come stamattina al Quirinale anche sul red carpet, tanti protagonisti del cinema italiano, tra cui anche Elio Germano e Alessandro Borghi, hanno mostrato la spilletta di Dissenso comune. “Noi ci facciamo portavoce – ha spiegato Cortellesi – perché abbiamo la possibilità di essere visibili e ascoltate e la usiamo”. Antonio Manetti si è unito alla protesta: “La speranza è che questa spilla come questo momento storico porti un cambiamento culturale”.

Mentre suo fratello Marco ha confessato la sua ammirazione per Steven Spielberg: “Senza i suoi film, soprattutto Lo squalo, non sarei diventato regista”. Spielberg ha ricevuto il David alla carriera dalle mani di Monica Bellucci: salutato nel backstage dall’amico Roberto Benigni, sul palco ha citato “Fellini, De Sica, Antonioni e poi Tornatore, Benigni, Bertolucci, Nanni Moretti, i Taviani, Lina Wertmuller, la prima donna candidata come miglior regista agli Oscar. Poi la generazione degli immigrati, Scorsese e Coppola, che hanno cambiato il panorama del cinema americano. E la nuova generazione, di cui fanno parte Valeria Golino e Alice Rohrwacher, una generazione che sta segnando la rinascita del cinema italiano”. Poi il regista di E.T. e Incontri ravvicinati del terzo tipo ha raccontato la sua mia prima visita a Roma, nel 1971, e un incontro speciale. “Stavo promuovendo Duel, era la prima volta che lasciavo gli Stati Uniti. Mi ero addormentato in albergo e squillò il telefono, mi dissero che c’era Federico Fellini nella hall. Aveva visto il mio film ed era venuto a dirmi quanto gli fosse piaciuto. Mi accompagnò a fare una passeggiata per Roma e poi mi diede un consiglio: è importante intrattenere il pubblico, ma soprattutto è importante intrattenere se stessi. Nel mio ufficio dal 45 anni c’è appesa una foto di quel giorno, io e Fellini”. È stato poi Spielberg a consegnare il premio al miglior regista esordiente, lo scrittore Donato Carrisi per La ragazza nella nebbia.

Stefania Sandrelli, emozionatissima nel ritirare il suo premio speciale, ha detto: “Questo David è il simbolo della realizzazione di un mio grande sogno iniziato nel 1961. Lo dedico a tutte le persone che ho avuto la fortuna di incontrare nella mia lunga carriera, tra loro Marcello Mastroianni”. È stata l’attrice viareggina a consegnare il premio a Giuliano Montaldo per Tutto quello che vuoi: “Ho cominciato 68 anni fa proprio come attore con Carlo Lizzani in Acthtung! Banditi! Se avessi vinto allora invece di fare la vita faticosa del regista avrei fatto quella noiosissima dell’attore”. 

Grande emozione con Jasmine Trinca, miglior attrice protagonista per Fortunata: “Il primo pensiero va alle mie amiche di Dissenso comune. E a Margaret Mazzantini – ha detto – Da piccola il maestro Antonio mi ha fatto fare il lupo anziché Cappuccetto rosso nella recita scolastica. E io mi chiedevo perché non posso fare Cappuccetto rosso? È stato l’esempio di un femminile non stereotipato che la mia mamma mi ha trasmesso, spero che arrivi alla mia figliola Elsa. Sii forte e coraggiosa”. E nel backstage ha raccontato: “Fortunata ha una storia bellissima e lunga iniziata quasi un anno fa a Cannes. Sono ancora molto legata a quel personaggio, e a tutte le persone con cui ho lavorato nel film, stasera è come se si chiudesse un cerchio”, ha detto ancora l’attrice, che proprio a Cannes aveva vinto il premio per l’interpretazione di Un Certain Regard. L’interprete romana indossava un completo pantalone nero con l’immagine sulla giacca di un’altra paladina delle battaglie delle donne, Angela Davis: “Destino ha voluto che Miuccia Prada facesse una collezione sulle femministe, non ci poteva essere anno più giusto”. E Jasmine ha citato tra i film che ha più amato in questa stagione Figlia mia di Laura Bispuri, “un film femminile, di cui sentiamo molto bisogno”.

Premio speciale internazionale quello a Diane Keaton, con un cappellaccio nero calato sugli occhi e tante croci appese al collo, si chiede se le donne in abiti maschili siano sexy. Cita Woody Allen ed Io e Annie come film chiave della sua carriera, racconta di quando si innamorò di Al Pacino sul set de Il padrino e canta “Three coins in the fountain”. È la spiritosa e buffa attrice americana a consegnare il David al grande Renato Carpentieri che commenta così il suo premio: “La tenerezza è una virtù rivoluzionaria, nella cortesia c’è un pizzico di ipocrisia, mentre la tenerezza è così com’è. La seconda cosa è che il rischio ogni tanto fa bene. Gianni Amelio 28 anni fa mi ha preso per il mio primo film, Porte aperte, e adesso mi ha chiamato di nuovo. Il rischio ogni tanto bisogna correrlo, ci sono un sacco di attori bravi”.

Fa notizia anche l’abbraccio sul red carpet tra Claudia Gerini, miglior attrice non protagonista, e Diane Keaton. “Lei rappresenta per me la forza, la femminilità, l’ironia, il cinema mondiale, è un’icona di stile, una donna, forte, molto intelligente e spiritosa”, spiega l’attrice italiana che sta girando Non sono un assassino di Andrea Zaccariello con Riccardo Scamarcio, Edoardo Pesce, Alessio Boni.

Piazza e Grassadonia, nella giornata delle vittime di mafia, vengono premiati per Sicilian Ghost Story, che ricorda un bambino, una vittima dimenticata della barbarie criminale con un linguaggio di favola.

Resta da sottolineare che i premi in questa edizione si sono suddivisi tra tanti film, con cinque David a Ammore e malavita, quattro statuette all’intenso e originale Nico, 1988 di Susanna Nicchierelli, due a testa a Tutto quello che vuoi di Francesco Bruni, Napoli velata, A Ciambra e al cartone napoletano (ancora Napoli protagonista, come del resto nel film di Ozpetek) Gatta Cenerentola. “Per Rai Cinema è un anno di grande successo”, ha commentato Paolo Del Brocco, forte dei 19 David vinti dalla sua società. “Riceviamo con particolare soddisfazione il premio come Miglior produttore – aggiunge Nicola Claudio, presidente di Rai Cinema – siamo felici di condividere questo riconoscimento con Luciano Stella e Maria Carolina Terzi per un progetto così coraggioso come un film di animazione sul quale abbiamo lavorato insieme con convinzione e grande passione”.

Cristiana Paternò
22 Marzo 2018

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