Morante e Papaleo, “accùppati” alla riscossa

Protagonisti del film di Francesco Prisco "Bob & Marys. Criminali a domicilio", Laura Morante e Rocco Papaleo portano al cinema una storia di mafia anticonvenzionale a suon di rock'n'roll


Torna a raccontare Napoli Francesco Prisco, il regista di Nottetempo (2014) e dell’episodio Luba di Vieni a vivere a Napoli (2016), che il 5 aprile porta in sala la black comedy Bob & Marys. Criminali a domicilio, ispirata a una storia vera, con Rocco Papaleo e Laura Morante.

Prendendo spunto da una storia realmente accaduta, Francesco Prisco e lo sceneggiatore Marco Gianfreda hanno raccontato un aspetto sconosciuto della criminalità organizzata napoletana, di cui il regista ha avuto notizia da un conoscente: la così detta “accùppatura”, che in dialetto letteralmente significa “riempimento”, usata nel film per indicare la pratica della malavita locale di lasciare in custodia a persone incensurate e “invisibili” pacchi di merce illegale.

Bob & Marys. Criminali a domicilio racconta le avventure di Roberto e Marisa, una coppia sposata da 27 anni, che si accontenta di una vita monotona e priva di novità, dopo aver messo nel cassetto i sogni d’avventura della giovinezza, a cominciare dal viaggio di nozze a Parigi in camper, sempre desiderato e mai realizzato. Roberto insegna scuola guida senza entusiasmo e Marisa è una casalinga che fa la volontaria in una parrocchia di tanto in tanto; hanno una figlia, Ursula (Simona Tabasco), che si sta per sposare con il giovane Andrea Di Maria, una guardia giurata in preda agli attacchi di panico da matrimonio, da cui aspetta un figlio. Tra incubi premonitori infestati di “scarrafoni” e resistenze al cambiamento, i coniugi lasciano la casa-mausoleo in cui vivono da una vita (e dove Roberto è cresciuto) grazie a un escamotage di Marisa e si trasferiscono in una villetta a schiera nel quartiere periferico di Casalnuovo di Napoli, un’isola protetta e felice alle spalle di un palazzone popolare. Quando un gruppo di malviventi si introduce in casa loro per lasciare i pacchi nel loro salotto costringendoli a una quotidianità di controllo e reclusione, la loro vita cambia completamente: invece di soccombere alla malavita e agli sguardi invadenti dei vicini, Roberto e Marisa tirano fuori la stoffa di Bonnie and Clyde, rispolverano le antiche glorie e i soprannomi di una volta, Bob e Marys, all’insegna della ribellione hippy, del rock’n’roll, dei viaggi on the road e delle decisioni impulsive.

Dopo rocambolesche vicende, Bob e Marys, nella loro nuova veste scapestrata e, come dice Ursula, “moderna”, riprendono in mano la loro vita e si rimettono sulla strada, in un lieto fine, anticipato rispetto alla storia vera cui il fatto è ispirato, che invece – ha spiegato il regista – “ha avuto uno sviluppo drammatico di 6 mesi, dopo i quali gli “accùppati” (le vittime) sono scappati, lasciando la casa il giorno dopo la liberazione” . “Una delle cose che più mi ha colpito di quel racconto è che i malviventi facevano i summit in casa loro e spesso litigavano in salotto, mentre i padroni di casa stavano nascosti in camera da letto” ha aggiunto Prisco, che ha specificato di aver preso in prestito la parola “accùppatura” dal vocabolario napoletano, per indicare una pratica reale che non ha un nome ufficiale. Nel film, oltre all’insolita coppia d’eccezione Laura Morante&Rocco Papaleo e ai giovani Tabasco e Di Maria, c’è un cast quasi tutto campano, composto da Massimiliano Gallo, Giovanni Esposito nel ruolo di Metallino, Francesco Di Leva, Enzo Salomone, Antonino Iuorio e Gianni Ferreri, accompagnato da una colonna sonora che sfida il cliché del neomelodico, prediligendo il rock’n’roll di annata, che per il regista è “la musica della riscossa”.

Un film ambientato in una delle città più cinematografiche degli ultimi anni, pluripremiata ai David di Donatello, che, però, si vede poco, in favore di ambientazioni che guardano all’America, più che alla Napoli delle serie tv: “Nella ricerca delle location, ho privilegiato luoghi che ricordano l’America, come le villette di Casalnuovo di Napoli, e lo stesso ho fatto per le musiche e per i personaggi, che sono ispirati più a Fargo che a Gomorra”. Una Napoli “offuscata”, dopo quella “velata” di Özpetek, che per Rocco Papaleo è stata raccontata con “verosimilismo”, in un film “che si è posto il problema di essere credibile e un po’ speciale”. Una linea anticonformista che il regista ha mantenuto anche nella scelta degli attori principali, che – a detta di Laura Morante – sono sorprendentemente non napoletani (lei è addirittura toscana), “ forse perché voleva che fossero un po’ spaesati”. Moglie decisionista e furbetta, Marisa, che Laura Morante interpreta “ha un lato ludico, un po’ scervellato e dice bene le bugie, contrariamente a me, che non so dirle neanche sotto tortura” ha detto l’attrice, che ha aggiunto: “Più che preoccuparsi della drammaticità della situazione, Marisa si infastidisce per la maleducazione dei criminali, che le sporcano il divano con le scarpe, ma lei è il vero motore del cambiamento, ancora prima che arrivino gli accùppatori. E non ha davvero paura degli scarafaggi, tanto che se ne mette uno in borsa, li usa come simbolo per stimolare la trasformazione della sua vita”.

Il film, prodotto da Ares Film e da Anna Maria Morelli di Elsinore Film che lanciò anche Paolo Sorrentino con L’uomo in più, esce in sala con Videa in 200 copie e ha beneficiato della fotografia di Maurizio Calvesi. 


Viola Brancatella
27 Marzo 2018

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