Giallini e il finanziere ispirato a Berlusconi

“All’inizio pensavo a una commedia pura sull’ex premier ai servizi sociali, ma mi sono accorto che era un film già scritto sui giornali". Così Daniele Luchetti di Io sono Tempesta in sala il 12 aprile


Risale a tre anni fa l’idea di un film su un personaggio come Silvio Berlusconi impegnato nel volontariato come pena da scontare per frode fiscale, prima ancora che Daniele Luchetti girasse la miniserie tv dedicata a Papa Francesco. “All’inizio pensavamo a una commedia pura sull’ex premier ai servizi sociali, ma ci siamo accorti che era un film già scritto sui giornali”, spiega Luchetti a proposito del suo ultimo lavoro Io sono Tempesta, in sala dal 12 aprile con 01. “Ci interessava Berlusconi anziano tra altri anziani? E’ la domanda che subito ci siamo posti. E anche dalle chiacchierate con gli assistenti sociali a lui vicini era uscito del materiale prevedibile. Alla fine nel personaggio interpretato da Marco Giallini abbiamo infilato tutte le nostre esperienze dirette, dai personaggi che conoscevamo agli incontri con le persone nei centri di accoglienza”.

Giallini è Numa Tempesta un ricchissimo e spregiudicato finanziere, uno speculatore carismatico. Ha tante ragazze intorno a sé ma non prova più desiderio sessuale, tant’è che vive da solo in un immenso hotel dove fatica a prendere sonno. Quando, il nostro eroe, a causa di una vecchia condanna per evasione fiscale, è costretto a scontare la pena ai servizi sociali in un centro di accoglienza. Numa si trova a dar da mangiare, ad accudire una pattuglia di emarginati, di invisibili. Tra questi c’è Bruno/Elio Germano, un giovane padre, separato e disoccupato dopo un fallimento economico, che frequenta il centro con il figlio a cui vuole un gran bene. L’incontro sembra essere l’occasione per una rinascita di tutti quanti, all’insegna dell’amicizia. Diventa invece per Bruno e i poveri la possibilità di disporre di denaro facile, trasformandosi in abili speculatori, grazie proprio a Tempesta. Unico personaggio positivo è Angela/Eleonora Danco, la direttrice del centro di accoglienza, una cattolica rigorosa, integra quasi estrema, che cerca di mettere Numa sulla buona strada.

Io sono Tempesta è una farsa sociale, un’opera buffa sul potere del denaro. E’ una fotografia ironica del presente attraverso personaggi che amo, mettendomi alla stessa loro altezza, senza giudicarli dall’alto in basso. Non è un film realistico, ma adotta il tono della commedia per meglio capire il momento di transizione, da un paese molto ideologizzato a un paese totalmente deideologizzato – dice ancora Luchetti – Questa commedia ha uno schema tradizionale, un primo, un secondo e terzo atto. Il personaggio è ricalcato sul Don Giovanni di Mozart che non si pente mai, solo che alla fine il Commendatore invece di trascinarlo all’inferno entra in cella e gli dice ‘sei un coglione’ ”.

Il film è un affresco tragicocomico che mescola attori presi dalla strada e attori in crescita come Marcello Fonte e Simonetta Columbu. “Il personaggio di Numa mi è stato costruito su misura, piano piano, come lavora un sarto – afferma Giallini – Luchetti mi ha tolto alcune caratteristiche e ‘vizi’ d’attore. Mi interessava sottolineare di questo personaggio un po’ guascone, il suo essere anaffettivo a causa di un padre che non l’ha mai stimato”. Elio Germano del suo Bruno dice che “cerca di darsi un tono apparentemente normale ma si rivela un bambinone, un bonaccione coatto piuttosto sbruffone, tanto da sembrare che sia il figlio a badare a lui e non il contrario”. Eleonora Danco spiega come la sua Angela all’inizio coltivi verso Numa una gran rabbia tenendogli testa, “il suo impegno eccessivo le ha fatto dimenticare la sua parte femminile, rivelando un’inaspettata fragilità”.

Il finale di Io sono Tempesta lascia un tono di sorriso ma è fondamentalmente amaro. “Il film non dà soluzioni, non fa una morale, forse l’unica morale è che non c’è più una morale”, conclude Luchetti.

 

 

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