Kore-Eda, piccoli crimini in famiglia

Palma d'oro a Cannes, Un affare di famiglia arriva in sala il 13 settembre con la BIM


CANNES  – Quarta volta in concorso  – e Palma d’oro – per il maestro giapponese Kore-Eda Hirokazu, specialista nel raccontare con delicatezza e grande sintonia con i suoi personaggi, i rapporti familiari nelle loro sfaccettature non banali in titoli come Our Little Sister o Like Father, Like Son, Ritratto di famiglia con tempesta. Stavolta con Shoplifters Un affare di famiglia – in sala dal 13 settembre con BIM – mette in scena una famiglia molto particolare e sui generis, quella di Osamu (Frank Lily) e della sua compagna Noboyu (Sakura Ando), che vivono in un piccolo appartamento insieme all’anziana nonna, che aiuta con la sua buona pensione a mandare avanti la baracca. La coppia infatti ha raccolto via via vari “figli”: una ragazza ventenne, un ragazzino adolescente e ora l’ultima arrivata, una bimbetta trovata intirizzita di freddo e trascurata dai genitori naturali che neppure denunciano la sua scomparsa. Tra lavoretti precari, truffe e furtarelli nei supermercati, il nucleo si barcamena egregiamente, senza mai lamentarsi troppo. Passano giornate allegre, mangiando in continuazione e andando in spiaggia, dandosi reciproco sostegno. Tutti contribuiscono come e per quanto possono al menage: la ragazza più grande, ad esempio, lavora in un peep show, ma nessuno si scandalizza di nulla e comunque esiste un codice morale che viene condiviso e discusso dai membri di questo strano nucleo familiare, totalmente libero. Purtroppo però polizia e servizi sociali non la vedono come loro.

“Volevo continuare con i temi già esplorati, in Like Father, Like Son, ovvero cosa lega le famiglie oggi – spiega il regista – è il sangue o il tempo che passi insieme a unire le persone? Qualche anno fa in Giappone una famiglia di impostori, dopo la morte dei loro nonni, ha continuato a incassare la pensione illegalmente. Il divario di classe si è ampliato nel mio paese negli ultimi cinque anni e ci sono sempre più persone che non sono state raggiunte dal piano di sostegno ai poveri”. 

Sulla Croisette per la settima volta, dopo la prima nel 2001 con il film Distance (quattro le partecipazioni al concorso), Kore-Eda spiega che “ogni volta che torno a Cannes in un certo senso è come se fosse la prima volta. Molti pensano che dopo sette inviti smetti di sentirti emozionato o felice, ma non è così perché ogni volta è diverso, sono diversi gli attori, sei diverso tu e quindi non è mai la stessa esperienza. Ogni volta che vengo, voglio farlo con film di cui vado fiero, con film di cui non mi vergogno e quindi mi impegno sempre al massimo. Sono venuto la prima volta a trent’anni e ora ne ho cinquanta, molte cose sono cambiate, io sono cambiato e quindi ogni volta è una nuova esperienza.”

Sempre in concorso è passato un altro titolo giapponese, il meno riuscito Netemo Sametemo di Hamaguchi Ryusuke, una lambiccata storia d’amore dai toni adolescenziali tra la giovane Asako e due uomini fisicamente identici ma del tutto diversi per indole e comportamenti: uno è un fotomodello e star del cinema sfuggente ma fascinoso, l’altro un uomo normale ma sinceramente legato a lei. Toccherà alla ragazza, piuttosto confusa, scegliere tra i due. 

Cristiana Paternò
14 Maggio 2018

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