Una mappa delle sale (r)esistenti

Sale (r)esistenti ovvero forme di distribuzione alternativa in un sistema sempre più concentrato sul prodotto commerciale


PESARO – Sale (r)esistenti ovvero forme di distribuzione alternativa in un sistema sempre più concentrato sul prodotto commerciale. Se ne parla alla 54esima Mostra di Pesaro in una tavola rotonda al Centro arti visive Pescheria coordinata dal direttore del Festival Pedro Armocida. Autori indipendenti e gestori di sale alternative, tutti concordano sulla necessità di fare rete. Per Federico Francioni – autore con The First Shot (nella foto) del film che vinse il Premio Micciché lo scorso anno – non è stato facile distribuire quest’opera sperimentale realizzata a quattro mani con Yan Cheng. “All’inizio non pensavamo neppure di poterlo portare in sala, poi dopo il premio a Pesaro abbiamo deciso che valeva la pena tentare, abbiamo inviato circa 600 email a circoli Arci e sale indipendenti, ma ci hanno risposto forse in 20. Però abbiamo scoperto realtà alternative come il Kinetta Lab di Benevento. A Ragusa siamo stati proiettati sullo stipite di una porta. Credo che dovremmo fare una mappa di queste opportunità e creare un circuito. In ogni città ci sono dieci, venti, cento spettatori di cinema. In provincia ci sono tante realtà di questo tipo”.

Salvatore Marfella gestisce a Napoli l’Ex Asilo Filangieri con un collettivo e grazie al crowdfunding, Chiara Rigione è responsabile a Benevento, dove non ci sono più monosale ma solo un multiplex in periferia, del Labus (Laboratorio Uscita di Sicurezza) che programma il già citato Kinetta Lab. “Da tre anni abbiamo questa sala da 30 posti che si finanzia attraverso le tessere associative, senza contributi comunali, ci consideriamo un avamposto culturale e facciamo scelte selettive, non proiettiamo tutto quello che ci viene proposto”. Giacomo Ravesi è nel gruppo dell’Apollo 11 di Roma insieme a Paolo Minuti, Agostino Ferrente e altri per portare il cinema nel quartiere Esquilino. Oggi l’Apollo 11 è una sala sempre aperta con almeno tre eventi a settimana, spesso alla presenza degli autori. “Non c’è molta concorrenza in una città come Roma dove il Circuito Cinema esercita una sorta di controllo del territorio per il cinema d’essai – dice Ravesi – ma con la nostra idea di festival permanente abbiamo creato uno spazio alternativo”. Massimiliano De Serio, regista con il fratello Gianluca, riferisce dell’esperienza del Piccolo Cinema Società di Mutuo Soccorso. “L’esperienza è nata nel 2012 dalla voglia di quattro amici al bar che volevano vedere dei film diversi in modo costante. Siamo alla periferia Nord di Torino e grazie al passaparola riusciamo quasi sempre a riempire la sala anche grazie a una programmazione partecipata. Ci sono tanti incontri con gli autori, da noi è arrivato anche Gus Van Sant e poi ospitiamo una domenica al mese registi e sceneggiatori che presentano progetti non ancora ultimati per chiedere il parere del pubblico”. Il critico Raffaele Meale racconta l’esperienza di Angelo La Pietra che a Casalnuovo di Napoli porta avanti una battaglia culturale per “diseducare lo spettatore rispetto al cinema di intrattenimento”. Adriano Aprà riferisce gli ottimi risultati di Fuorinorma che ha distribuito 72 film controcorrente in 20 sale indipendenti a Roma. Samuele Sestieri (I racconti dell’orso con Olmo Amato, un nuovo lungometraggio in lavorazione prodotto da Vivo Film) ricorda le difficoltà di portare in sala quell’opera prima a basso budget, presentata con buon esito a Torino. “All’inizio ci sentivamo soli, siamo riusciti ad arrivare al pubblico grazie a Vivo Film e al Milano Film Network”. 

Tra i temi affrontati anche quello dell’opportunità di richiedere finanziamenti istituzionali per vedere attuata una propria diffusione, fondi che troppo spesso finiscono per limitare la volontà di esplorare terreni creativi differenti e ancora poco conosciuti.

Cristiana Paternò
20 Giugno 2018

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