Potrebbe anche sembrare un film misogino, Un marito a metà, la commedia della francese Alexandra Leclère in uscita con Officine Ubu dal 30 agosto. Vediamo infatti un uomo piuttosto bruttino e insignificante conteso tra due donne deliziose e indipendenti, la giovane moglie e l’amante. Le due sembrano disposte a tutto pur di non perdere Jean. Sandrine, violinista e insegnante di musica, moglie da 15 anni e madre di due figli, tra cui una ragazza adolescente piuttosto ostile, arriva così a proporre alla rivale Virginie una sorta di “affido congiunto” (Garde alternée è infatti il titolo originale della pellicola) del fedigrafo: starà una settimana con la famiglia e una settimana con la fidanzata, che gestisce una libreria antiquaria insieme a un socio gay. Strategia di riconquista, portata avanti tra manipolazione e autoironia, con un retrogusto sexy e molti colpi di scena che si concentrano nella sequenza nevralgica del pigiama party, dove i rapporti di forza vengono ribaltati e anche il film prende un’altra piega. Ma alla fine, senza rivelare nulla, possiamo dire che è Jean a fare la parte del fesso in un triangolo potenzialmente indistruttibile. Inoltre, piaccia o non piaccia, bisogna ammettere che spesso le donne si rivelano, ancora oggi, pronte a ingoiare molti bocconi amari per “tenersi” un marito adultero.
Autrice di opere in cui esplora i legami familiari e sociali da un punto di vista non convenzionale come Le prix à payer del 2007, Maman del 2012 e il campione d’incassi in patria Benvenuti… ma non troppo sulle contraddizioni dell’accoglienza forzata, è la regista stessa a spiegare la filosofia della sua commedia che nasce da un’esperienza diretta. Anni fa aveva un amante che venne scoperto dalla moglie a causa di una serie di sms compromettenti: “Lo amavo talmente tanto che gli proposi di chiedere alla consorte se era disposta a condividerlo con me, lasciandomelo per sette giorni ogni due settimane, lui rifiutò e fece i bagagli, ma qualche anno più tardi ho ripreso l’aneddoto per costruire una commedia sulla coppia”. Oggi single convinta, Leclère, che cita tra i suoi registi preferiti Bertrand Blier, ha scelto per il ruolo di Jean Didier Bourdon, attore con cui aveva già lavorato in precedenza e che dà al personaggio del professore di letteratura di mezza età sfumature buffe e paradossali (persino il collega cripto-gay è innamorato pazzamente di lui!). Ottime le due interpreti femminili, soprattutto Valérie Bonneton (la moglie), animata da una verve inarrestabile e davvero spassosa nelle scene in cui ritrova il suo lato seduttivo e piccante, mentre la dolce Isabelle Carré aggiunge una dose di romanticismo al terzetto ribaltando il cliché dell’amante.
Dal libro autobiografico della rocker senese, Sei nell’anima - Cazzi miei, Cinzia TH Torrini alla regia del biopic, con protagonista Letizia Toni nel ruolo della cantante; Andrea Delogu interpreta una giovane Mara Maionchi. Su Netflix dal 2 maggio
Dal libro di Maurice Genevoix, Rroû, nome al gattino orfano che, tra i tetti di Parigi, la bimba Clémence adotta: romanzo di formazione, di definizione dell’identità e della libertà. Una storia di tenerezza e indipendenza, al cinema dal 18 aprile
Daniele Luchetti alla regia del terzo film da un romanzo di Domenico Starnone: amore, paura, segreto, sincerità, verità. Protagonista femminile Federica Rosellini, con Vittoria Puccini, Isabella Ferrari, Pilar Fogliati. Le musiche sono di Thom Yorke. Dal 24 aprile al cinema
800 persone hanno accolto il regista Matteo Garrone e gli interpreti, proprio nel quartiere della Medina, dove si sono svolte le prime fasi delle riprese del film