Mostra in crescita, boom di giovani spettatori

E' positivo il bilancio di metà festival, secondo i dati resi noti dal presidente della Biennale Paolo Baratta. Fra biglietti e abbonamenti venduti +9% sul 2017, con un +18% sugli accreditii


VENEZIA – E’ positivo il bilancio di metà festival, secondo i dati provvisori resi noti dal presidente della Biennale Paolo Baratta. Fra biglietti e abbonamenti venduti +9% sul 2017, con un +18% sugli accrediti rilasciati. Le presenze in sala sono ad ora 77.783 contro i 66.152 dello stesso giorno di Mostra del cinema riferito al 2017. Tantissime le proiezioni sold out con il pubblico lasciato fuori per il tutto esaurito, ad esempio il film di Mary Harron Charlie Says a Orizzonti. Anche la sezione Virtual Reality è in crescita con 5.900 presenze contro le 4.500 del 2017. Ma è in generale la percezione della ‘popolazione’ del festival ad essere cresciuta con lunghe file davanti le sale di proiezione e nei stessi luoghi di ristoro, con tantissimi giovani in giro, un punto importante per Baratta che parla di un “preciso impegno della Mostra nella costruzione di nuovi spettatori”. E’ stato un successo, in tal senso, l’accredito speciale per i giovani, acquistabile prima di Venezia 75, a prezzo ridotto on line: 1.100 accrediti in pochissimo tempo.

Tema dell’anno la scarsa presenza di autrici in concorso e la firma del protocollo sulla parità tra la Biennale e le associazioni Dissenso Comune e Women in Film. “Nessun festival ha sottoscritto un accordo per le quote e nessuno neppure l’ha chiesto – ha spiegato Baratta – i movimenti delle donne hanno chiesto trasparenza e presenza di selezionatrici nelle commissioni, cosa che già avviene. Specie la trasparenza è da sempre un concreto impegno della Biennale. Abbiamo già detto che erano a firma femminile il 21% dei film sottoposti alla selezione ufficiale, mentre il 22% dei film della Mostra, comprendendo tutte le sezioni, è diretto da donne. Il problema comunque esiste. Abbiamo proposto che ogni anno ci sia un seminario su questi temi. E poi faremo delle indagini sui percorsi degli artisti giovani per capire se ci sono ostacoli all’accesso. Sono molto interessato a questo aspetto, che curiamo anche con Biennale College, dove le donne sono fortemente presenti. Serve a capire il mondo in cui si trova chi muove i primi passi”.

Sulla sparata di Jacques Audiard, invece, Alberto Barbera è molto caustico: “Mi è sembrata un po’ debole. Anch’io vedo sempre le stesse facce in tanti anni, e tra queste anche la sua”.

Sull’eventualità che Roma di Cuaron possa vincere il Leone d’oro con una giuria guidata dall’amico Guillermo Del Toro, quindi in conflitto d’interesse, Barbera non si scompone: “Non vedo il motivo di non avere fiducia nella correttezza di Del Toro e poi gli altri giurati non si faranno certo influenzare dal presidente. Però sarebbe stato Ingiusto togliere a Cuaron il concorso per questo. Ci abbiamo riflettuto e siamo giunti a questa conclusione”.

Su Netflix il direttore tiene il punto: “Non si potevano bandire i film Netflix per ragioni antistoriche. Fanno investimenti sul cinema di qualità che stanno dando e daranno frutti sempre più importanti”.

Infine sull’embargo per le recensioni e reazioni sui social prima della premiere ufficiale dei film: “E’ stato sostanzialmente rispettato da tutti e non per obbligo ma per cortesia”, dice il presidente Baratta. “Una buona cosa per il prestigio del festival”.

Cristiana Paternò
03 Settembre 2018

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