Quando arrivarono le leggi razziali

Il documentario 1938 - Quando scoprimmo di non essere più italiani in preapertura alla Festa del Cinema


Lunedì 15 ottobre alle ore 21.00 al cinema Barberini viene proiettato ufficialmente in prima mondiale come preapertura della Festa del Cinema di Roma il documentario 1938 – Quando scoprimmo di non essere più italiani, diretto da Pietro Suber, una produzione Blue Film, Istituto Luce – Cinecittà con Rai Cinema, prodotto da Bruno Tribbioli, Alessandro Bonifazi e Dario Coen e distribuito da Istituto Luce – Cinecittà.

Le conseguenze delle leggi razziali e la persecuzione degli ebrei sotto il fascismo vengono raccontate dagli ultimi testimoni – vittime e persecutori – con documenti, straordinarie immagini d’archivio e la ricostruzione – in occasione dell’80⁰ anniversario delle leggi razziali – delle vicende che portarono dalle leggi antiebraiche alla deportazione degli ebrei italiani attraverso cinque storie raccontate in gran parte dai diretti protagonisti. Da una famiglia di ebrei fascisti, massacrata sul Lago Maggiore nell’autunno del 1943, alla storia di un ebreo del Ghetto di Roma, il mitico ‘Moretto’, che decise di lottare contro la persecuzione e che riuscì a salvarsi flirtando con la nipote di un collaborazionista. Fino a quella di Franco Schonheit e dei suoi genitori, tutti sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti. Poi la vicenda di una ebrea di Fiume che si salvò nascondendosi presso la casa di un incisore del Vaticano, e infine la storia di una famiglia di presunti delatori fascisti accusati di aver denunciato i vicini ebrei ai tedeschi.

Il doc viene presentato in anteprima con un incontro di approfondimento, con Suber, Coen e Noemi Di Segni, Presidente dell’Unione Comunità Ebraiche, che sottolinea l’importanza di “un approccio più visivo, immediato e di facile condivisione alla tematica, per raggiungere rapidamente la collettività e soprattutto i giovani, per far comprendere loro che il periodo oscuro della Shoah non comprende soltanto l’apice di Auschwitz e dei campi di sterminio, ma un percorso che inizia con qualcosa di molto preciso: una legge, che si appoggia su un substrato che in Italia già esisteva e significava qualcosa di altrettanto preciso rispetto al regime allora vigente. A questo ragionamento deve corrispondere il bilancio, così vanno valutate le responsabilità per fare in modo che quello che è successo allora non succeda più. In quel momento in cui si viva la Storia non ci si rende conto che è Storia, si cerca di sopravvivere alla giornata. Oggi abbiamo maggiori strumenti e forse maggior sensibilità per cogliere certi segnali, dobbiamo creare in tempo i giusti meccanismi di allarme perché non si arrivi quando è troppo tardi. Non tutte le storie che si raccontano sono storie felici ma anceh quelle negative vanno ricevute come parte della nostra identità. Dobbiamo saperle ascoltare e anche raccontare a nostra volta”.

“Ho iniziato a occuparmi del tema – racconta Suber – quando facendo il cronista per il telegiornale ho seguito il processo Priebke e mi sono trovato a intervistare anche ex ufficiali delle SS che erano presenti ad Auschwitz. Per questo film in particolare ho impiegato quattro anni e la parte più difficile è stata non solo trovare delle persone che a ottant’anni di distanza potessero testimoniare, ma anche convincerle a parlare perché si tratta di un argomento naturalmente tabù. Le storie sono molto diverse, mettono in luce il punto di vista dei preseguitati ma anche quello dei persecutori. I confini erano sfumati, c’erano anche famiglie ebree vicine al partito fascista. Roma è uno specchio di entrambe le parti. Ho concluso poi con l’attualità, andando a cercare tra gli esponenti di Casa Pound e Forza Nuova persone un po’ più consapevoli di quello che era accaduto e ascoltando anche la loro voce. Abbiamo anche affrontato il problema del manifesto della razza e dei suoi firmatari, nomi a cui ancora oggi sono intestate alcune vie di Roma. Abbiamo parlato con la Sindaca si è detta disponibile ad avviare un referendum per chiedere ai cittadini cosa ne pensano di un possibile cambio di nome. Sono punti importanti perché oggi la memoria sembra essere sparita: Mussolini viene ricordato solo come un grande statista e colui che ha bonificato l’Agro Pontino. Sono stato più volte sulla sua tomba a Predappio e c’è un continuo omaggio che è un vero e proprio culto. Basta solo fare qualche domanda per essere presi a male parole. Tutto diventa perdonabile. Ma bisogna anche ricordare che c’è chi si oppose alle leggi razziali pagando con la carriera e la libertà personale, e chi invece semplicemente pur non abbracciandole non disse nulla”.

Il film, oltre che un percorso in sala, verrà distribuito nelle scuole e tornerà in replica al Barberini il 7 novembre, per poi arrivare sulla Rai all’interno dello ‘Speciale TG1’.

Andrea Guglielmino
12 Ottobre 2018

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