Le industrie culturali: Europa Creativa e il fondo di garanzia

Europa Creativa e il fondo di garanzia per le industrie culturali e creative: convegno al MIA


Il progetto Europa Creativa, presso il MIA, il mercato internazionale dell’audiovisivo in corso a Roma, ha dedicato un convegno al tema del fondo di garanzia per le industrie culturali creative, moderato da Giuseppe Massaro e Marzia Santone, entrambi Project Officer Creative Europe  Desk Italia, il primo per Ufficio MEDIA Roma, Istituto Luce Cinecittà, la seconda per Ufficio Cultura del MiBAC, di cui la Project Manager, Anna Conticello, ha puntualizzato essere “l’istituzione di coordinamento di Europa Creativa”. 

“Europa Creativa opera da circa 28 anni nel sistema audiovisivo, MEDIA occupa il 60% del programma EC, in questo periodo 2016-20; è in discussione il rinnovo per altri 7 anni: le prime notizie ufficiose parlano di un incremento del +15% per i prossimi anni”, ha spiegato nell’introduzione Enrico Bufalini, Project Manager Creative Europe Desk Italia -Ufficio MEDIA Roma, Istituto Luce Cinecittà. “Il discorso di oggi verte sul finanziamento, parliamo di progetti bilanciati in modo transettoriale. Si tratta di finanziamento/credito che va restituito: operazioni per imprese culturali che possano proporre progetti con redditività o comunque capaci di fare cassa. L’Italia occupa il 7% di MEDIA, la più parte dei fondi sono nella distribuzione, gli altri alla promozione e produzione cinematografica. Serve maggiore impresa affinché le aziende nazionali raggiungano la solidità per proporre dei cataloghi di progetti, piuttosto che singoli progetti”, così ha continuato Bufalini.

Il convegno ha scandagliato le differenti ma convergenti sfaccettature del tema, scoperte, approfondite, dibattute, attraverso gli interventi di quattro esperti. Per Gianluca Palermo, il “suo”: “FEI – Fondo Europeo Investimento cerca di stimolare imprenditorialità e innovazione in tutta Europa. Il nostro progetto prevede anche un’assistenza tecnica a costo zero per 30 giorni, con trasferimento di conoscenze e opportunità di networking, cosa che diviene operativa tramite intermediari finanziari. Comporta che, senza supporto, i tassi di rigetto delle pratiche siano più alti e quindi si riduca l’investimento culturale. Il supporto è atto a incentivare a prestare risorse, si stimolano gli investimenti alle imprese. La Commissione Europea ha previsto un budget di 180 milioni di euro per tutta Europa: possono accedere le micro/piccole medie imprese e piccole imprese pubbliche. In Italia uno dei nostri azionisti è Cassa Depositi e Prestiti”, che esiste dal 1850 e ad oggi finanzia le imprese a seconda della dimensione, di cui all’incontro era presente Alfredo Varrati.

Europa Creativa porta nel suo stesso nome lo slancio oltre i confini nazionali, così l’esperienza di Florance Avilés di IFCIC – Institut pour le Financement du Cinéma et des Industries Culturelles di Parigi ha allargato la lettura della situazione. “Siamo operativi da 35 anni e ci occupiamo dell’accesso all’accredito, siamo privati ma creati dal Ministero delle Finanze. Siamo un team piccolo, di 20 persone. Il tipo di aiuto che possiamo dare è mediamente ampio: i prestiti di cui ci occupiamo principalmente sono per i francesi, ma parliamo di crediti aperti a tutta Europa”. 

Finale affidato ad un punto di vista universitario e statistico, quello di Annalisa Cicerchia, Economista della cultura a Tor Vergata, che ha impostato un discorso omnio e costrittivo per tutti gli addetti al settore, iniziando a dire che: “ Un servizio utile da parte dei Desk di EC sarebbe quello di far presente le difficoltà di classificazione, ma al tempo stesso il progresso in corso. Questo lavoro dà la forza per mettere al centro i progetti: si è chiuso il rubinetto pubblico su cui anni fa si poteva contare e la cosa ha creato instabilità; molto importante ora è mettere a fuoco i soggetti che sostengono l’economia della cultura”. La professoressa è poi entrata nel cuore della questione con numeri e tempi: “Nel 2015, in Italia, la quota di occupazione in attività culturali e creative è stata lievemente inferiore a quella della media europea (rispettivamente 2,7% e 2,9% del totale degli occupanti), in linea con il livello della Francia e superiore alla Spagna. Nel 2016 gli occupati culturali sono 612 mila. Architetti, progettisti e designer sono la categoria più rappresentativa (35,1%), accanto al 10,8% di autori, giornalisti e linguisti. Lazio, Toscana e Lombardia sono le Regioni più occupate in attività culturali e creative. Le imprese creative hanno retto meglio la sopravvivenza rispetto alla crisi, anche se le figure femminili, numericamente, sono quelle che hanno più pagato la flessione, ma complessivamente hanno dimostrato una maggiore resilienza”. 

Nicole Bianchi
18 Ottobre 2018

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