Europa al cinema, confronto incrociato

Un’analisi su tendenze e preferenze del pubblico del Vecchio Continente, basata sui dati contenuti nel Focus pubblicato dal Marché di Cannes in collaborazione con l’Osservatorio europeo


Tempo di risalita per il box office italiano. Il 2015 è stato un anno complicato che doveva sistemare una situazione disastrosa, quella dell’annata 2014. 573.9 milioni di euro, a sua volta in calo rispetto ai 617.9 milioni di euro e 97.2 milioni di biglietti dell’ottimo 2013. Ma anche inferiore ai risultati del 2012, quando furono incassati 608 milioni di euro. Ma la missione è riuscita. Stando al Focus su numeri e trend del mercato del film, pubblicato ogni anno dal Marché du film di Cannes in collaborazione con l’Osservatorio europeo dell’audiovisivo, le presenze nei cinema italiani sono cresciute dell’8,9% arrivando a 107 milioni di persone totali. E grazie a un leggero rialzo dei biglietti (da noi il prezzo medio è 6,20 euro) il botteghino ha incassato 665 milioni di dollari. Una performance che deve dire grazie agli ottimi risultati ottenuti da alcuni blockbuster statunitensi su tutti Inside Out, Minions e 50 sfumature di grigio che hanno spinto la quota di mercato dei film americani dal 49,7% al 60%.

Il riassunto sui numeri del 2015 è utile a una serie di riflessioni dentro e fuori i confini nazionali che il report ci facilita. Cominciando da casa nostra è evidente come alcuni grossi film italiani non abbiano performato come atteso causando il calo della quota di mercato, la più bassa in 10 anni con il suo 21,3% (in calo rispetto al 27,7% del 2014 e al 30% del 2013). Un indebolimento che ha consegnato a altre cinematografie il restante 78,7%, a sua volta praticamente in mano ai film a stelle e strisce che con il loro 60% tondo tondo lasciano agli altri paesi uno spazio solo del 18,7%.

Come e perché non abbiano funzionato è da ricercare in varie cause: uscite contemporanee che cannibalizzano il prodotto o pellicole che hanno fallito nell’attirare il pubblico di riferimento, fatto sta che nella top 20 dei più visti sono solo 4 gli italiani presenti, in ordine crescente di incassi, due cinepanettoni Natale col Boss e Natale ai Caraibi (18 e 17 posizione), Youth di Sorrentino (16) e Si accettano miracoli (8) di Siani. Anche la produzione cala, dopo i 201 titoli del 2014 arriva a 185 nel 2015. Ma per molti produzione non è necessariamente sinonimo di qualità e benessere dell’industria, e per meno soldi in giro nel sistema si sono dovute incrementare le coproduzioni, una nota più che positiva.

Cosa è successo invece in Europa? L’onnipresente Francia cinematografica continua a godere di ottima salute: anche se perde l’1,8% di presenze, grazie al lieve rialzo del prezzo del biglietto, 6,50 euro di media, registra comunque 1 miliardo e 330mila euro di incassi totali al box office e, pur avendo una popolazione simile alla nostra in quanto a numero, 66 milioni di persone, ha una quota mercato di molto superiore (35,5%) che però non basta a insidiare le prime posizioni dei film più visti, appannaggio degli Usa. Il primo film francese è in 7/a posizione, Les nouvelles aventures d’Aladin, commedia demenziale ambientata in Oriente con il ragazzo d’oro della comicità francese, Kev Adams, e su 20 film più visti nel 2015 solo 4 sono francesi o coprodotti con la Francia che lo scorso anno ha realizzato ben 300 pellicole. Ma per quest’ultima voce, si sa c’è il CNC a elargire sostanziose risorse.

Scenario che cambia in Germania dove 81 milioni di persone e 8,4 euro di biglietto medio contribuiscono a un botteghino complessivo di 1 miliardo 170 mila euro ed è di casa il primo titolo più visto: Fack ju Goethe 2, anche in questo caso commedia demenziale, smaccatamente rivolta ai più giovani, avendo come protagonista un professore tamarro in gita con la sua classe. Un successo annunciato, sequel del primo omonimo capitolo che sbancò il box office nel 2013. Non solo, in Germania, con 254 film prodotti lo scorso anno, sono 6 i titoli locali nella top 20 dei più visti nonostante la quota di mercato sia più bassa della Francia (27,5%).

Caso singolare l’Inghilterra dove la quota di mercato nazionale è la più alta in Europa, 44,5%, ma la produzione arranca con 201 film (e non sconta neanche la barriera linguistica, eppure nel 2014 i titoli prodotti erano 310) e i film in top 20 sono 5, tra cui il primo, la coproduzione 007 di Spectre. Il paese ha una popolazione simile a quella italiana e francese, 64 milioni, ma un totale registrato al botteghino di 1 miliardo 240 sterline, grazie anche al prezzo medio d’ingresso in sala più alto del Centro Europa: 7,2 sterline.

Anomala è anche la Spagna, paese grande con una popolazione ridotta, 46 milioni e un box office totale basso, 572.7 milioni di euro, un biglietto medio di poco inferiore a quello italiano, 6,10 euro, ma una produzione di 254 film, e 5 film nazionali nella top 20 dei più visti, in barba alla quota di mercato locale ferma al 19.2%. E poco importa che il film più visto, la commedia d’amore Ocho apellidos catalanes, seguito del già fortunato Ocho apellidos vascos, sia un film locale per giunta distribuito da una major come Universal. Anche questa volta, come in tutti i casi di film locali in vetta, si tratta di una commedia a ribadire che le pellicole da ridere non sono un tormentone solo italiano: dappertutto i film più visti sono commedie, la fantascienza di Star Wars, l’animazione di Minions e Inside Out e le avventure erotiche delle 50 sfumature. Ed è proprio grazie a questi blockbuster targati Usa se il box office totale europeo ha potuto registrare un incremento del 16,2% arrivando, per i 28 Stati membri della UE a un incasso totale di 7,35 miliardi di euro, il risultato più alto mai registrato. Sono infatti i biglietti venduti assieme da Star Wars Il risveglio della forza, Minions, Spectre e Jurassic World ovvero 30 milioni di tagliandi nel 2015 ad aver reso possibile, in prima istanza, questo risultato.

L’altro dato interessante sta nella crescita di tutti i mercati: eccezion fatta per la Francia, che registra un lieve calo nelle presenze ma resta il mercato più solido nel Vecchio Continente, le altre nazioni crescono tutte dando vita al trend al rialzo più omogeneo mai visto in questi territori negli ultimi 10 anni. La crescita della UE cinematografica è stata guidata in primis dalle ottime performance di Germania (+17,5 milioni al box office rispetto al 2014), e Regno Unito (+14,4 milioni), ma anche dai buoni risultati di casa nostra (+8,7 milioni) e della Spagna (+7,1 milioni): tutti paesi, unica eccezione l’Italia, in cui ad affermarsi sono stati film locali. L’Europa del cinema insomma non può far a meno della produzione Usa ma spicca il volo quando sono i suoi film a guidare le classifiche. Come a dire che lo spirito d’impresa è meglio se statunitense ma le idee più performanti, quando ci sono, restano quelle locali.   

Valentina Neri
30 Maggio 2016

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