Quale pubblico anima le sezioni parallele dei festival europei? Quale identità e autonomia per le cosiddette vetrine “minori” delle manifestazioni internazionali?
Su questi temi, al cinema Alcazar di Roma, hanno discusso in un convegno indetto dall’Anec Lazio e la Semaine de la Critique, gli attuali responsabili di 2 sezioni storiche del Festival di Cannes, François Da Silva della Quinzaine des realisateurs e Claire Clouzot della Sémaine de la Critique, il direttore della Sic della Mostra del cinema di Venezia Andrea Martini, il direttore del Festival di Pesaro Giovanni Spagnoletti, e i due curatori delle “Vie del cinema da Cannes a Roma”, Georgette Ranucci e Francesco Martinotti.
Quali elementi accomunano le varie sezioni? “La Settimana della critica francese e italiana o la Quinzaine des realisateurs sono nate e si sono sviluppate – sottolinea Martini – su istanze delle varie categorie che le fondavano, quelle dei registi o dei critici. Entrambe esprimono ancora oggi quegli intellettuali che si situano lontano da meccanismi industriali e di mercato della cinematografia”. Le sezioni parallele, come “controfestival”, mantengono ancora oggi questa loro vocazione. Così nel ’68 un gruppo di registi francesi, Godard Truffaut e tanti altri, fermarono il festival di Cannes “perché non si sentivano rappresentati dal concorso ufficiale – racconta Da Silva – Crearono la Societé des realisateurs e un piccolo spazio sulla Croisette perché si potessero proiettare anche i film di quel movimento che già da qualche anno, su iniziativa del critico Pierre Billard, veniva chiamato “Nouvelle Vague”.
Storia simile per la Mostra del Nuovo cinema di Pesaro “che – racconta l’attuale direttore Spagnoletti – nacque nel 1965 per andare contro il festival veneziano. La sua creazione preannunziò la crisi della vetrina veneziana” e Pesaro, che il prossimo anno festeggia i 40 anni, diventò la testuggine del nuovo cinema militante.
Ma quale autonomia conservano queste manifestazioni oggi? “Poca – racconta Claire Clouzot – tutta nella nostra testa e nella voglia di selezionare valide opere prime. Quanto al budget la Sémaine de la Critique si conferma la sezione più povera della Croisette”. Situazione diversa per Da Silva: “Se un giorno non fosse più possibile lavorare in piena autonomia mi dimetterei. Il budget, un milione di €, proviene per il 40 % dal Centre nationale de la cinematographie, per il 60 % da sponsor privati”. Il Pesaro FilmFest, che abitualmente viaggiava su un finanziamento di 900 milioni di vecchie lire, quest’anno ha subito un taglio sostanzioso: “Sarei propenso a rendere le sezioni del festival competitive – sottolinea Spagnoletti – dando un premio in denaro al vincitore, ma i soldi non ci sono”.
E sottolinea Martini: “L’anno in cui mi occupai di Pesaro introdussi un premio di 10mila dollari, lo demmo a Bertrand Bonello per Quelque chose d’organique. Il regista in seguito mi raccontò di aver utilizzato quei soldi per realizzare Le Pornographe“. Quel film gli è poi valso la selezione alla Sémaine de la critique di Cannes 2001 e il premio Fipresci.
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