Costanza Quatriglio e la vita segreta di Nada


Un concerto acustico di Nada con il chitarrista Fausto Mesolella per “condire” la proiezione del documentario di Costanza Quatriglio, Il mio cuore umano al Festival di Locarno, dove il film passa l’11 agosto nella sezione Ici et Ailleurs. Stesso titolo del romanzo autobiografico della cantante che ha ispirato il progetto insieme alla conoscenza e all’amicizia con una donna dal percorso umano e artistico incredibile. Una ragazza minuta come uno scricciolo – tanto che l’avevano soprannominata “il pulcino” – che dalla campagna toscana, dal paese di Gabbro in provincia di Livorno, si ritrova letteralmente catapultata sotto i riflettori in un momento importante per la storia italiana, anzi per la storia dei giovani italiani, tra ribellioni e censure, repentini cambiamenti del costume, del comportamento, della moda e dei modi di pensare. E’ al Festival di Sanremo nel ’69, a 15 anni, con una hit indimenticabile come “Ma che freddo fa”. Nel ’71 vince addirittura il festival con “Il cuore è uno zingaro”, in coppia con Nicola Di Bari. Parte da lì, e non si ferma praticamente mai, una carriera bellissima. Quarant’anni dopo lei, cinquantenne gagliarda e seducente, con i capelli lunghi e lisci come si usava allora, si è reinventata attraverso le tante collaborazione con musicisti come Rita Marcotulli o Javier Girotto o Massimo Zamboni. Pochi mesi fa l’abbiamo vista in concerto al Circolo degli Artisti di Roma, dove un pubblico di coetanei ma anche di giovanissimi si emozionava mentre la sua voce strappava accordi su una madre amata-odiata, onnipresente e assente.

 

E’ proprio questo rapporto con la madre il leit-motiv del bel documentario di Costanza Quatriglio, prodotto dalla Bìbì Film di Angelo Barbagallo in collaborazione con Raitre, che lo manderà in onda il 20 agosto nella serie Doc 3. Questa madre che conosce l’ospedale psichiatrico, l’elettroshock e la sofferenza ma al tempo stesso domina la vita della figlia con la sua volontà assolutista di vederla sul palcoscenico. A costo di uno strappo dall’infanzia che, a tanti anni di distanza, è ancora doloroso e assurdo. Anche se inevitabile.

 

“Leggendo il libro di Nada – racconta Costanza, già autrice del lungometraggio L’isola nel 2003 e di molti documentari – ho subito capito che mi sarei divertita a creare i percorsi visivi e sonori per il suo cuore umano. Procedo seguendo il filo delle canzoni con piacere e assecondando il mio stupore per una voce originale e potente, cerco di costruire un racconto breve e appassionato ascoltando la voce di Nada immersa nel vento, nella quiete della campagna, nel suono delle sirene delle navi al porto di Livorno”. La voce di Nada Malanima, così si chiama al secolo, è anche quella che legge intense pagine della sua biografia. Lei che è stata anche attrice, persino per Dario Fo, si lascia andare in modo toccante davanti alla macchina da presa di un’autrice che ha un tocco veramente speciale per raccontare storie di piccoli grandi ribelli, storie ai margini, come i ragazzini immigrati e homeless del suo film precedente, Il mondo addosso, passato al Festival di Roma nella sezione curata da Mario Sesti.

 

Nada in spagnolo vuol dire niente. E mai un nome fu più sbagliato e fuori luogo. Riempie lo spazio questa Pippi Calzelunghe dai capelli rossi che piange davanti ai microfoni tv e sente che partire in treno dalla sua Toscana equivale a una morte dell’anima. “Quando ho capito che l’idea di Costanza era nata dall’interesse vero e profondo per il mio libro e per il mio lavoro, mi sono lasciata guidare in un percorso intimo raccontando anche il privato con sincerità, e ne è venuta una storia umana e piena di emozione”. Costanza Quatriglio affastella ricordi e immagini d’archivio, parole e sonorità, che alternano gli anni ’60 ai momenti dell’oggi. I concerti, la vita quotidiana nella casa in provincia di Grosseto dove Nada, insieme a Gerry Manzoli, ha ricostruito un suo bozzolo protettivo senza più rinunciare a un’identità di artista, identità che da imposizione subìta è diventata scelta consapevole. Adesso è anche una scrittrice brava e sensibile. Non solo dei testi delle sue canzoni (che vanno riascoltati con attenzione per scovarci un protagonismo femminile raro) ma anche di poesie come “Le mie madri” e romanzi come “Il mio cuore umano”.

 

Intanto Costanza sta lavorando al suo secondo film prodotto da Fandango con Maurizio Braucci, lo scrittore napoletano tra i fondatori del centro sociale autogestito “Diego Armando Maradona” e tra gli sceneggiatori di Gomorra. “Un ritorno in Sicilia, un film molto crudo ispirato a una vicenda realmente accaduta, una storia italiana con uno sguardo sul mondo”.  

Cristiana Paternò
02 Agosto 2009

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