Pescatori e operai all’ILVA di Taranto

Tre fratelli protagonisti de La gente resta, documentario di Maria Tilli prodotto da Fabrica con Rai Cinema e presentato al Festival di Lecce. Il racconto di una resistenza all'inquinamento ambientale


LECCE. Il quartiere Tamburi di Taranto nasce anticamente dove sorgeva l’unico acquedotto della città, fino al 1960 era famoso per la natura rigogliosa e l’aria salubre. Nel 2012 il ministro dell’Ambiente Clini ne propone l’evacuazione. Tamburi è infatti il quartiere più inquinato d’Italia, a causa dello stabilimento siderurgico ILVA, che ha portato la diossina. Ma anche il lavoro che all’inizio degli anni ’60 ha spinto tanti ad abbandonare le reti da pesca ed entrare in fabbrica.
Anche i fratelli Cosimo, Tonino e Giuseppe Resta, nascono pescatori, ma oggi lavorano in fabbrica. Sono loro i protagonisti de La gente resta, documentario di Maria Tilli, prodotto da Fabrica con Rai Cinema e presentato nella sezione ‘Cinema e realtà’ del Festival del cinema europeo.

Cosimo è saldatore, Tonino caporeparto, Giuseppe invece fa le pulizie. Tre vite divise tra il mare e il lavoro in fabbrica, tra la paura per la salute messa a rischio dall’inquinamento e la voglia di restare lì, dove sono nati. I tre fratelli non rinunciano al mare, a pescare, a riunirsi per cena tutti insieme sulle rive del Mar Piccolo, anche lì circondati dagli stabilimenti ILVA.
La gente resta è il racconto di chi ha deciso di rimanere nella propria terra, con rabbia e rassegnazione insieme, di chi ha scelto di continuare la sua vita sulle macerie delle promesse industriali.
“Una forma di resistenza antropologica che affonda le radici in un passato per nulla recente, quasi atavico – spiega la regista – A loro la storia ha lasciato il compito di ricominciare con l’unica cosa che ti rimane dopo sessant’anni di distruzione, come in una post esplosione nucleare: il senso della comunità, una comunità quasi tribale, inossidata, sana, nonostante il cieco individualismo contemporaneo”.

ssr
21 Aprile 2016

Lecce 2016

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