Libertà per il regista ucraino Oleg Sentsov

Al cinema Massimo di Lecce la protesta silenziosa degli spettatori poco prima della proiezione del documentario The Trial: the State of Russia vs Oleg Sentsov di Askold Kurov


LECCE. Nella sala 2 del multiplex Massimo gli spettatori poco prima della proiezione del documentario The Trial: the State of Russia vs Oleg Sentsov, presentato nella sezione ‘Cinema e Realtà’, hanno alzato il cartello ‘Free Oleg Sentsov’. Una silenziosa protesta per chiedere la liberazione del regista ucraino, nativo della Crimea, condannato a 20 anni di carcere per la sua attiva opposizione, militando nel movimento Euromaidan, all’annessione russa della Crimea.
In sala a sostenere la manifestazione di solidarietà l’autore del documentario, presentato all’ultimo festival di Berlino, Askold Kurov – nato in Uzbekistan e studi a Mosca – attento nelle sue opere ai diritti umani e in particolare ai conflitti sociali nella Russia di oggi. Da tempo è impegnato a seguire questa kafkiana vicenda processuale e a sostenere la  quotidiana battaglia dii familiari e amici di Sentsov.

“Conoscevo Oleg prima del suo arresto grazie al comune mestiere, è una grande promessa del cinema ucraino. Non è l’unico che si trova in questa assurda e terribile condizione, quella dei prigionieri politici in Russia è una situazione che va avanti fin dai tempi sovietici. Oleg è stato incarcerato perché ha voluto resistere e comunque verrà informato presto della vostra solidarietà”.
La regista tedesca Marion Doring, managing director dell’European Film Academy, ha raccontato alla platea che Sentsov è stato arrestato nel maggio 2014 dal servizio di sicurezza russo con la falsa accusa di aver pianificato atti di terrorismo, e ha trascorso un anno e mezzo di carcerazione preventiva prima della condanna a 20 anni in un carcere siberiano emessa nell’agosto 2015.
Tanti gli artisti che hanno aderito all’appello a favore della scarcerazione del regista ucraino a cominciare da Pedro Almodovar, Ken Loach, Wim Wenders, Agnieska Holland. Quest’ultima cineasta, ha ricordato qui a Lecce di “avere coinvolto avvocati russi e internazionali per verificare le accuse che si sono poi rivelate totalmente false. Abbiamo inoltre scelto come EFA per festeggiare i nostri 30 anni di proiettare a Berlino non un film restaurato, ma questo documentario coraggioso”.

L’indagine di Kurov svela infatti le assurdità e i meccanismi dello spietato e repressivo apparato statale russo. Sentsov è accusato di guidare un movimento terrorista anti-russo, di avere pianificato attacchi ai ponti, alle linee elettriche e a un monumento di Lenin. Sentsov si difende, con coraggio e senza batter ciglio. Risponde alla sentenza del tribunale negando con forza e volontà i crimini a lui addebitati e invece accusa gli stessi accusatori.
Nel suo documentario Kurov indaga la verità dietro questo eclatante processo politico. Sono stati i testimoni dell’accusa posti sotto costrizione? Che effetto hanno la detenzione e il processo stesso sull’imputato e sulla sua famiglia?

ssr
04 Aprile 2017

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