Il manifesto di Pesaro 54: la ragazza gigante

Alessandro Baronciani ha disegnato il manifesto della 54esima Mostra internazionale del nuovo cinema/ Pesaro Film Festival, dedicato quest'anno al cinema femminile


“Mi piace il cinema, le sale, la platea, le poltrone rosse che si piegano. Per questo il manifesto con la ‘ragazza gigante’ è ambientato in una sala del cinema. Una di quelle sale del cinema dove sono diventato grande”. La “ragazza gigante” Ideato e realizzato da Alessandro Baronciani, è il manifesto della 54esima Mostra internazionale del nuovo cinema/ Pesaro Film Festival, dedicato quest’anno al cinema femminile: registe, attrici, filmmaker, sceneggiatrici e tutte quelle che, lavorando nel mondo del cinema, l’hanno fatto diventare importante. Infatti, per la prima volta nella sua lunga storia, la Mostra di Pesaro, diretta da Pedro Armocida (a Pesaro dal 16 al 23 giugno) propone un approfondimento tematico sul cinema al femminile in Italia. Con “We Want Cinema. Sguardi di donne nel cinema italiano” – una rassegna in collaborazione con la Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale, con 8 serate dedicate all’incontro con altrettante cineaste e i loro film e un volume monografico omonimo (Marsilio Editori) a cura di Laura Buffoni – si vuole proporre un’analisi a tutto campo sul cinema italiano pensato, scritto e fatto dalle donne: registe, sceneggiatrici, attrici, produttrici, montatrici, scenografe, costumiste… Su questa falsariga si muovono un po’ tutte le sezioni come quella dedicata agli “Sguardi femminili russi” o la panoramica sui migliori corti di animazione con il focus su Beatrice Pucci.

Oltre alle le due sezioni principali, il “Concorso Pesaro Nuovo Cinema” e “SATELLITE. Visioni per il cinema futuro” tutta dedicata al cinema italiano extra-industriale: il programma completo sarà presentato a Roma venerdì 8 giugno.

“La Mostra del Nuovo Cinema – confessa Baronciani – per me è sempre stato l’appuntamento più importante di ogni inizio estate. Entravo al cinema nel primo pomeriggio, uscivo la sera per andare a casa a cenare e poi ci tornavo più tardi in bicicletta, fino a mezzanotte. Da quando avevo sedici anni, da quando scoprii che esisteva un Festival così bello nella mia città ci sono sempre andato. Proiettavano tutto quello che non avevo mai visto: dalle retrospettive sul cinema italiano divise ogni anno per decennio ai film asiatici sottotitolati o con le cuffie con la traduzione simultanea. Ho visto film bellissimi, film incomprensibili, film che non ho più rivisto e che non ho mai più ritrovato perché provenivano dall’altra parte del mondo. Ho collezionato poster e programmi con delle grafiche e delle immagini eccezionali. Ho ascoltato conferenze dove non capivo quello di cui stavano parlando, anche se interessantissime, dibattiti noiosi e conferenze spettacolari, come quella con Dino Risi e Vittorio Gassman al cinema Astra. All’inizio mi seguivano anche i miei amici, poi mi hanno lasciato da solo al cinema, in seguito ho cominciato ad andarci con i miei compagni di classe della Scuola Del Libro di Urbino e spesso anche con gli insegnanti che erano sempre presenti a tutte le proiezioni. Quando ho cominciato a frequentare il Festival erano coinvolti tutti i cinema del centro: il Moderno, l’Astra e il Teatro Sperimentale. Mi piaceva tantissimo entrare gratis in quei cinema per quasi due settimane di fila. Lo trovavo magico. Non c’era nessuno all’ingresso che ti chiedeva il biglietto, entravi e ti mettevi a sedere. Era estate ed era caldo, entravi ed era buio, fresco e guardavi una storia, a volte senza sapere neanche cosa avresti visto. Parlandone al telefono con Pedro Armocida ci è venuto in mente la scena di Alice che improvvisamente cresce a dismisura nella casa del Bianconiglio fino a distruggerla del tutto”.

Alessandro Baronciani (Pesaro, 10 maggio 1974) dopo aver conseguito il diploma in disegno animato all’Istituto Statale d’Arte “Scuola del Libro” di Urbino, si trasferisce a Milano, dove lavora nel campo pubblicitario in qualità di art director per Leo Burnett e Mc-Cann Erickson. Contemporaneamente, disegna e autoproduce fumetti-postali basati su una corrispondenza attiva tra lettori e autore stesso. Suona la chitarra e canta nelle band Altro e Tante Anna oltre ad aver realizzato per copertine di band come Baustelle, Tre Allegri Ragazzi Morti, Sick Tamburo, Perturbazione, I Camillas, Rulli Frulli e Raein. 

Cr. P.
25 Maggio 2018

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