I Ciak si rinnovano tra Ammore e Guadagnino

La 33°edizione dei premi segna un cambiamento: Piera Detassis lascia l'incombenza della conduzione a Geppi Cucciari


Si tiene per la seconda volta consecutiva nei giardini della Link Campus University, ma la 33° edizione dei Ciak d’oro è quella che segna un cambiamento e vede il passaggio di consegne dalla direttrice e conduttrice del premio, Piera Detassis a un’artista promossa a presentatrice ufficiale della serata, la caustica Geppi Cucciari che imprime subito la sua firma all’evento invitando i vincitori a sintetizzare al massimo i ringraziamenti seguendo una grande massima “Non barattate la stima dei vostri colleghi con qualche parente in più da ringraziare. Non ne vale la pena”.

Come consuetudine i premi (leggi l’elenco) sono il frutto di scelte condivise tra critici, redazione di “Ciak” e soprattutto i lettori del magazine. A suscitare le maggiori curiosità della serata è sicuramente Luca Guadagnino il cui film, Chiamami col tuo nome vince tre premi: miglior manifesto, montaggio e film. Guadagnino arriva tra grandi sorrisi e pacche sulle spalle, ma è il suo prossimo futuro ad avere le luci puntate addosso. Tutti: colleghi, attori produttori ma anche gli stessi giornalisti a fanno a gara per complimentarsi con lui sperando poi di estorcergli qualcosa su Suspiria, il remake del film di Dario Argento di cui solo due giorni fa è stato rilasciato il trailer. Walter Fasano, suo montatore di fiducia, va diritto alla questione ritirando il suo premio e si dice sicuro che il film piacerà al maestro Argento.

Gli fa eco il regista rincarando la dose: “Gli appassionati del genere possono stare tranquilli il film fa molta paura”. Come a dire che l’eredità di Argento è salva. L’altro film più citato della serata è Ammore e Malavita che si aggiudica ben cinque premi: miglior colonna sonora, canzone originale, attrice non protagonista, regia, e in qualche modo è detentore anche del Ciak d’oro Classic assegnato alla carriera di Carlo Buccirosso che del musical napoletano è attore non protagonista.

Felici anche di battibeccare con Geppi Cucciari, quasi tutti i premiati si lanciano in grandi dichiarazioni. C’è Pivio (miglior colonna sonora e miglior canzone) che festeggia in modo memorabile il 60° compleanno, mentre i Manetti Bros. approfittano della cerimonia per prendersi una pausa dalle riprese bolognesi della serie Rai Coliandro 7, dove accanto a Giampaolo Morelli troveremo addirittura Iva Zanicchi nei panni di una super villain.

C’è Claudia Gerini (miglior attrice non protagonista) la Donna Maria del film pure lei in licenza dal set di Dolceroma, il nuovo film di Fabio Resinaro (Mine) che la vede al fianco di Libero De Rienzo. Prodotta dalla Casanova Multimedia di Luca Barbareschi l’opera è tratta dal romanzo ‘Dormiremo da vecchi’ di Pino Corrias, vicenda in cui la vita imita il cinema e lo supera, con un produttore pronto a tutto pur di salvare il suo film. Fresca di David di Donatello, sempre per lo stesso ruolo, la Gerini supersorridente, dal palco viene anche omaggiata dai tanti ringraziamenti dei colleghi. Da Massimo Ghini, miglior attore non protagonista dell’anno per A casa tutti bene dove veste i panni di suo marito afflitto dall’Alzheimer, a Buccirosso suo partner in Ammore e Malavita, che dopo aver sottolineato la generosità di attrice di Claudia ricorda alla platea che questo è il suo secondo ciak dopo quello vinto nel 2009 per Il Divo. “Un premio che mi ha inorgoglito e regalato una cosa inaspettata: la telefonata di Cirino Pomicino piccato perché mi rimproverava di aver fatto ballare il mio personaggio in modo che non gli si confaceva”.

Sul palco poi irrompono le serie tv con Salvatore Esposito, meglio conosciuto come Genny Savastano, e una che non ha certo bisogno di presentazioni come Ornella Muti. Vincitore per Gomorra 3, Esposito vive un vero e proprio momento d’oro: impegnato sul set a Napoli per Gomorra 4 ha anche un film pronto per le sale, l’esordio di Cristiano Anania, L’eroe, prodotto da Minerva Pictrures. Eterea in un leggero vestito rosso a pieghe, la Muti che vive ormai tra l’Italia e la Russia potrebbe invece tornare per la seconda stagione di Sirene, la prima serie fantasy targata Rai, cui deve questa vittoria.

Un altro ritorno, stavolta dietro la macchina da presa, è quello che vale un’ovazione a Luciano Ligabue che per una sera mette da parte chitarra e microfono per mischiarsi ai colleghi registi. A lui va il Superciak d’oro. Domenico Procacci e Giampaolo Letta, rispettivamente suo produttore e distributore lo incitano a non farli aspettare altri 16 anni per un nuovo film, lo stesso intervallo di tempo trascorso tra Da zero a dieci, sua opera seconda, e Made in Italy che gli è valso il premio. Lui promette di pensarci e rinnova la stima per i registi cui dice: “Avete tutta la mia comprensione, è difficilissimo avere il controllo su tutto, emozioni incluse, come è necessario per un film”.

Sul finire, dagli eleganti giardini del casale un tempo residenza estiva di Papa Pio V, la serata regala anche uno scoop, quello dell’amore sbocciato tra Paola Cortellesi e Antonio Albanese. I due premiati come migliori protagonisti, entrambi per Come un gatto in tangenziale, si sono apertamente dichiarati affetto incondizionato davanti al marito di lei, il regista Riccardo Milani, presente in platea e autore della pellicola campione d’incassi. Una rivelazione suonata come una piccola vendetta proprio ai danni di Milani resosi colpevole, in fase di sceneggiatura, di non averli voluti far baciare nemmeno una volta. I due hanno promesso di porre rimedio il prima possibile.

Valentina Neri
08 Giugno 2018

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