Carlo Chatrian: un italiano a Berlino

Il neo direttore della Berlinale, che subentra a Kosslick nel 2020, racconta il suo passaggio da Locarno a Berlino e riflette sul futuro


Sembra il titolo di una commedia e lo dice lui stesso. “Un italiano a Berlino”. Carlo Chatrian, neo-direttore che entrerà in carica nel 2020, dopo un anno sabbatico di adattamento in cui – dice – “imparerò la lingua e troverò il modo di trovare il mio spazio”, parla del futuro della Berlinale, dopo che sarà subentrato all’uscente Dieter Kosslick, durante l’incontro Italian Cinema Now sul tema della rinnovata vocazione internazionale dell’industria cinematografica italiana che si è tenuto durante la Festa del Cinema di Roma negli spazi di Casa Alice.

A fare gli onori di casa la Presidente dell’Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello Piera Detassis, presenti anche la regista di Nico, 1988 Susanna Nicchiarelli e il critico Federico Pontiggia. “Non so proprio perché abbiano scelto me! – dice Chatrian – certo non per la lingua. Per quanto mi riguarda, sebbene io sia orgoglioso di pensare e parlare in italiano come prima lingua, cinematograficamente non sento la nazione come un posto in cui stare. Il cinema è un’occasione per viaggiare e spero di far viaggiare tanti giovani e tanti film, specie oggi che è più facile non solo da un punto di vista economico ma proprio a livello di mentalità. Vengo da Locarno, un festival in una città piccola schiacciata tra montagne e lago, che si tiene in agosto quando la gente può fare il bagno. Berlino è una grande città che non conosco, e il festival è in pieno inverno, devo imparare molto, devo capire il pubblico e individuare i suoi interessi, sarà un lavoro prettamente tecnico. Berlino è sempre stato un festival politico dalla sua nascita, nel 1951. Ma per me ogni film, di ogni genere, è a suo modo un atto politico. Non si tratta solo di trovare contenuti, ma di individuare voci che non abbiamo sentito. La voce di ognuno di noi è diversa, anche se è facile imitare quelle degli altri. Ognuno deve cercare di trovare la propria e farla sentire. A noi il compito di stare ad ascoltare”.

E ancora, sulle nuove piattaforme di distribuzione digitale: “Da sempre la Berlinale (il cui primo azionista è il governo tedesco) prevede da regolamento che gli unici film eleggibili per il concorso principale siano quelli aventi i requisiti per ricevere finanziamenti pubblici, e quindi che abbiano distribuzione in sala in almeno un territorio. In sostanza, con le regole attualmente vigenti, Netflix può partecipare solo se fa uscire al cinema un proprio film anche solo in 3 sale in Papua Nuova Guinea”, scherza Chatrian.

Nicchiarelli si ricollega invece al discorso sottolineando di appartenere alla ‘generazione Erasmus’, la prima ad aver viaggiato con facilità, e questo ha riscontro nel suo ultimo film che ha in effetti un cast e un respiro internazionale. Ammette poi di avere un po’ di ansia da prestazione, visto il successo. “Sogno spesso di girare il sequel di Nico, ma quello è un vero incubo anche perché la protagonista è morta!”

Ang
27 Ottobre 2018

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