Sconosciuti in Capodanno ‘da camera’

Arriva in sala con Vision e Paco, in 350 copie, Cosa fai a Capodanno?, commedia d’esordio di Filippo Bologna, conosciuto come co-autore di Perfetti Sconosciuti:


31 dicembre. Strade di montagna e boschi innevati. Mentre la radio annuncia una tempesta solare, il furgone di una ditta di catering carico di aragoste, ostriche e champagne cerca di raggiungere uno sperduto chalet di montagna, dove i padroni di casa hanno deciso di salutare l’arrivo del nuovo anno con una serata tra scambisti. Gli invitati, tutti estranei tra loro sono Marina (Valentina Lodovini) e Valerio (Riccardo Scamarcio), una coppia di sposi come tante in cerca di emozioni forti, Romano (Alessandro Haber), maturo e carismatico politico in sedia a rotelle accompagnato dall’enigmatica Nancy (Vittoria Puccini). Infine, Domitilla (Isabella Ferrari) femme fatale e signora dell’alta borghesia con quello che all’apparenza sembra essere il suo toy-boy (Ludovico Succio). Ad accogliere gli ospiti, i misteriosi Mirko (Luca Argentero) e Iole (Ilenia Pastorelli).

La mezzanotte si avvicina e i rapporti si scaldano, rivelando però anche una serie di colpi di scena inaspettati. Commedia e dramma da camera, noir e cinismo alla Ferreri, trasgressione e satira politica, addirittura qualche richiamo western – con ovvio riferimento a The Hateful Eight di Tarantino – c’è un po’ di tutto in Cosa fai a Capodanno?, esordio dietro la macchina da presa di Filippo Bologna, conosciuto, tra le altre cose, per essere uno degli sceneggiatori di Perfetti Sconosciuti, che in effetti questo film richiama in alcuni aspetti. “Con quel film – dice Bologna – abbiamo avuto un grande successo vendendo in moltissimi paesi. Ne sono stati tratti spettacoli teatrali, questo dimostra che abbiamo un’ottima scuola di scrittura in Italia e che non abbiamo nulla da invidiare a nessuno. Il dramma da camera è un genere che da un lato aiuta la produzione perché richiede poco sforzo economica, dall’altro in sceneggiatura ti limita ma ti stimola anche. Ogni privazione è un’opportunità”.

Il film sarà in sala il 15 novembre con Vision Distribution e Paco Cinematografica in 350 copie. “Il sesso è un pretesto universale – continua il regista – attraverso cui amo raccontare il presente, il conflitto tra classi sociali, ma al contrario di tanti film analoghi che ho visto, ad esempio Cena tra amici o Il grande freddo, i miei personaggi non si conoscono prima di arrivare a quel punto. Quindi l’unica era farli scontrare per divergenze che sono di carattere insito e antropologico: la snob e il razzista, il maschilista e la donna succube, eccetera. Mi piace anche contaminare i generi, come in Lo chiamavano Jeeg Robot che è una sorta di ‘Pasolini con super eroi’. Capodanno per me è il grande simbolo del non sentirsi a proprio agio. Si immagina sempre che da qualche altra parte ci sia una feste più divertente, che in realtà non c’è”. Ad Argentero e Pastorelli, che condividono l’esperienza del ‘Grande Fratello’ (citata anche nel film) abbiamo chiesto se in qualche modo non abbiano avuto un deja vu a trovarsi, sebbene per finta, di nuovo alle prese con una casa piena di sconosciuti. “Dopotutto – dice Argentero – in questo caso la serratura era aperta, e potevo uscire quando volevo”.

“In trasmissione – conferma Pastorelli – c’erano delle penali se si abbandonava lo show, ma comunque sono stata abbastanza asserragliata anche in questo caso. Faceva freddo, uscivo solo per andare in Farmacia”. “Il mio personaggio – continua Argentero – è un’autentica ‘merda’. Così lo abbiamo definito con il regista. E’ meschino, parte meschino e finisce meschino, senza alcuna redenzione. E’ quello che è e forse per questo è interessante”. “Il mio era ancora peggio – sottolinea Haber – totalmente distante da me, non può più giocare con le parti basse e allora gioca con quelle alte. Cioè la testa: è molto intelligente, ma anche un personaggio spregevole. Dovevo essere credibile nei suoi panni ma non potevo che pensarne il peggio possibile”. “La mia maggior difficoltà – racconta Isabella Ferrari – è stato dover fingere gli effetti di un fungo allucinogeno. E’ la prima volta che interpreto un personaggio così stravagante e dunque un’esperienza nuova e divertente”. “Nel film sono apatica e alienata – spiega Vittoria Puccini – Nancy vive all’interno del suo cellulare e se le scoppiasse una bomba accanto non se ne accorgerebbe”. Infine il giovane Ludovico Succio (che ricordiamo ne I figli della notte di De Sica), definisce il suo personaggio “un populista ante litteram. Simbolo di una gioventù che vorrebbe tanto fare ma prima deve fare i conti con quello che è in realtà”.

 

Qui il trailer:

 

Andrea Guglielmino
12 Novembre 2018

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