Emanuela Martini su cinema italiano e Netflix

Alla vigilia della 36esima edizione, la direttrice del festival parla del cinema italiano: "Quest'anno molti film hanno subito il blocco della commissione ministeriale e non erano pronti"


“La funzione dei festival? Essere, oggi più che mai, una sorta di distribuzione alternativa per quei film che non arrivano mai in sala. Quei film indipendenti più piccoli che i giovani possono scoprire ed apprezzare”. A parlare così è Emanuela Martini, direttrice artistica del Tff (Torino Film Festival). Con la 36/ma edizione alle porte (si inaugura venerdì 23 novembre), Martini riflette sul cinema italiano. “Qualche piccolo ritocco oggi andrebbe fatto alla nostra cinematografia specie sulla scrittura, e non solo, ma questo momento storico del nostro paese non è certo troppo fertile e creativo in generale anche se a volte questo potrebbe essere alla lunga un vantaggio”.

In questa edizione solo un film italiano in concorso, Ride di Valerio Mastandrea. “Il Tff è un festival internazionale e quindi richiede la giusta selezione e poi quest’anno molti film hanno subito il blocco della commissione ministeriale e non erano pronti. E poi, ovviamente, tutti tentano di andare a Venezia una cosa del tutto comprensibile”.

Su Netflix Emanuela Martini, che dirige il festival dal 2014, ha le idee chiare: “Ha ragione Venezia a prendere i film Netflix e sbaglia Cannes a proibirli. Voglio vedere se gli si offrisse l’atteso film di Martin Scorsese The Irishman se avrebbero il coraggio di rifiutarlo. È vero che la Francia ha una legge benemerita rispetto al cinema, un protezionismo legittimo verso gli esercenti, ma anche il mercato ha le sue leggi e poi non è vero che le due cose sono incompatibili, ad esempio Sulla mia pelle sul caso di Stefano Cucchi è andato bene anche in sala”.

Ma la sala resta la sala: “Oggi sono andata a una lezione del primo anno della scuola di cinema dove i professori hanno espressamente proibito ai loro studenti di vedere film sullo smartphone. Credo che questa sia la strada giusta da cavalcare.Quando nelle retrospettive vedo gli studenti guardare per la prima volta i classici da loro amati sul grande schermo sono lì a bocca aperta. E questo vorrà dire pur qualcosa”.

 

Cr. P.
20 Novembre 2018

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