In libreria ‘Johnny degli angeli’ di Bigongiali

Alla base del libro dell'autore sangiulianese, la torbida vicenda dell'omicidio di Johnny Stompanato, compagno di Lana Turner


La Los Angeles del 1958, piena età dell’oro del cinema hollywoodiano, quella dei film in bianco e nero, delle feste sfarzose, delle dive fatali e inavvicinabili è l’ambientazione del nuovo romanzo di Athos Bigongiali, ‘Johnny degli angeli’, pubblicato da MdS nella collana Cattive Strade curata da Fabrizio Bartelloni, che andrà ad aggiungersi alla ricca bibliografia dell’autore sangiulianese, tra cui spiccano titoli come ‘Veglia irlandese’ (Sellerio, 1992),  ‘Le ceneri del Che’ (Giunti, 1996), ‘Ballata per un’estate calda’ (Giunti, 1998) e ‘Il clown’ (Giunti, 2007).

Alla base c’è una storia vera: l’omicidio di Johnny Stompanato, italoamericano al soldo del boss del gioco d’azzardo Mickey Cohen, trovato cadavere nella camera da letto dell’attrice Lana Turner di cui, da qualche tempo, era il compagno. “L’idea è nata proprio aprendo un cassetto di una vecchia scrivania dove parecchi anni fa, forse più di cinquanta, avevo risposto alcuni ritagli di giornali italiani – dice l’autore – L’idea era lì, tra quei titoli e quelle foto, nascosta nella scandalosa storia che vi veniva raccontata, quella di un aitante giovane trovato morto, accoltellato, nella camera da letto di una famosa diva del cinema. Il giovane era noto alle cronache come un gigolò da strapazzo e un gangster di mezza tacca della Los Angeles degli anni Cinquanta; la diva era nota  per le sue interpretazioni in conturbanti ruoli, da quello della moglie infedele ne Il Postino suona sempre due volte, a quello della perfida Milady ne I Tre Moschettieri. Gli ingredienti dello scandalo, dunque, erano già presenti prima del delitto ma furono ingigantiti dal fatto che a commetterlo – almeno secondo quanto ricostruito nel processo che ne seguì – fu la figlia di lei, un’adolescente di bella presenza, a sua volta nota alle cronache per varie peripezie, tra cui una fuga dalla casa materna e un supposto tentativo di violenza carnale ad opera dell’ultimo marito della diva”.

L’intento di Bigongiali, tuttavia, non è quello di scoprire se quella consacrata dal processo sia davvero la verità dei fatti. “È vero”, precisa l’autore  – che in molti hanno dubitato della ricostruzione dei fatti fornita dal clan Turner, che vuole la giovane Cheryl intervenuta a difendere la madre dall’ennesima aggressione, ma a me premeva soprattutto dare finalmente voce a chi non l’aveva mai avuta, ossia proprio a Stompanato, il morto, l’unico a uscire davvero male da questa storia. Un morto senza voce in capitolo, come capita spesso ai morti. Un morto di cui sbarazzarsi subito, come si fa coi rifiuti; la vita doveva andare avanti, la macchina del cinema pure e nella società perbenista non c’era posto per un rifiuto della società”. L’immagine del giovane italoamericano veicolata dai media, infatti, fu proprio quella: un poco di buono, lo scagnozzo di un boss mafioso, un amante violento di cui la diva aveva paura. “Ma le cose non stavano affatto così”, spiega Bigongiali, “Johnny era un ex-marine decorato e, come racconta la stessa figlia, Lana non fece di lui un toy boy. Al contrario si innamorò pazzamente di lui, come provano le lettere che gli scrisse nel corso di un anno e mezzo, dal 1957 al marzo del 1958. Lettere compromettenti che i suoi produttori e avvocati tentarono, vanamente, di far sparire”. Una storia ancora con molte ombre e punti oscuri, dunque, che rendono particolarmente suggestiva la “versione di Johnny” che Bigongiali ha voluto restituire attraverso le pagine del suo libro.

Bigongiali aveva già lavorato con MdS nel 2016 per l’edizione aggiornata di ‘Una città proletaria’ , fortunato romanzo d’esordio pubblicato da Sellerio nel 1989 e restituito ai lettori da MdS Editore con l’aggiunta di quattro capitoli finali.

Ang
26 Novembre 2018

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