“Siete soli, intrappolati. Dovete fuggire e non c’è tempo. Vi sarà offerta una sola possibilità e sarete obbligati a coglierla con l’ingegno. Sapete già cos’è una escape room? Nelle segrete del nostro castello potrete sperimentare il gioco…”. Questo il promo di una delle tante sale di ‘giochi di fuga’ presenti a Roma. Una vera moda mondiale, con tanto di appassionati, a cui hanno fatto da volano show televisivi Usa (come ‘The Adventure Game’, ‘Fort Boyard’ o ‘The Crystal Maze’), giochi da tavolo, app e videogiochi. Ora arriva in sala, il 14 marzo distribuito da Warner Bros Italia, Escape Room, un thriller psicologico con venature horror pieno di ritmo e adrenalina diretto da Adam Robitel e con Deborah Ann Woll, Tyler Labine, Taylor Russell, Logan Miller, Nik Dodani, Jay Ellis e Yorick van Wageningen. Cosa succede in Escape Room? Semplice: i sei concorrenti, di estrazione diversa e sconosciuti l’uno all’altro, sono all’inizio autenticamente eccitati nel partecipare al gioco, ma già quando si trovano nella prima stanza capiscono che qualcosa non va. Il fatto è che il gioco questa volta è più duro del solito e mette a rischio le loro vite man mano che avanzano di stanza in stanza. E così non basta più utilizzare la logica per risolvere enigmi e indovinelli allo scopo di trovare una via d’uscita entro il tempo prestabilito. I sei partecipanti si rendono conto di trovarsi nel più terribile degli incubi e di essere probabilmente divenuti loro stessi un gioco per ricchi annoiati.
Dice Adam Robitel, autore di film come Insidious: L’ultima chiave: “Le escape room sono davvero di per sé molto cinematografiche: ti ritrovi all’improvviso in un bunker della guerra fredda, e mentre stai studiando dei dossier della Cia, premi un pulsante e un proiettore nascosto si accende di luce blu e ti mostra una mappa”. E aggiunge: “Queste sale sono di per sé stesse un’opera d’arte, quindi c’è in loro tutto il potenziale per un film visivamente attraente”. Tra le curiosità del film legate alle escape room (sono circa 8000 in tutto il mondo) il fatto che nel Natale 2016, perfino l’allora presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha voluto provare il gioco assieme alla sua famiglia. E questo dopo una sfida che gli era stata lanciata su Twitter.
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