Dopo il grande successo di Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini, Massimo Popolizio torna sul palcoscenico (al Teatro Argentina di Roma dal 20 marzo al 28 aprile) nella doppia veste di regista e interprete con Un nemico del popolo di Henrik Ibsen: un dramma rovente sull’attualità che indaga i temi del potere, della corruzione, della responsabilità etica per l’ambiente.
L’opera del drammaturgo norvegese assume un’inedita forza comunicativa, senza ridursi a un mero atto di accusa contro la speculazione. Con spietata lungimiranza, racconta il rischio che ogni società democratica corre quando chi la guida è corrotto e la maggioranza soggiace al giogo delle autorità pur di salvaguardare l’interesse personale. Un conflitto politico e morale contrappone nella vicenda due fratelli: il medico che scopre l’inquinamento delle acque termali della sua città e il fratello-sindaco, politicamente insabbiatore, che tenta invano di convincerlo che la sua denuncia porrà fine ai sogni collettivi di benessere.
“Che fare? Chiudere le terme in attesa di una bonifica – con il conseguente danno economico – o persistere nel promuoverle, assicurando lo sviluppo di tutta la città? Due visioni: quella del Dr. Tomas Stockmann, fautore della chiusura delle terme, e di suo fratello, il sindaco Peter Stockmann – racconta Massimo Popolizio – Non si tratta di un confronto di due posizioni, quanto piuttosto dello scontro tra due punti di vista. ‘Saremo tutti d’accordo nell’affermare che sulla faccia della Terra gli imbecilli costituiscono la maggioranza. Allora perché dovremmo farci comandare dalla maggioranza?’, chiede provocatorio il Dr. Stockmann di Ibsen. Le regole della vita di una democrazia, con i suoi paradossi, mi sembrano di grande interesse per questi tempi. Quando questa esigenza incontra un testo del passato, forte e attuale come Un nemico del popolo di Ibsen, la sfida della messa in scena diventa attiva, alla ricerca di un’efficacia nel raccontare, e ricettiva, per ascoltare e apprendere ciò che un’opera così densa ancora oggi ci svela sul potere, la corruzione, il bene comune e l’interesse personale”.
Massimo Popolizio, formatosi con Luca Ronconi, con il quale ha collaborato per vent’anni, si afferma anche sul grande schermo con titoli come Mio fratello è figlio unico, Romanzo criminale, Il divo e Era d’estate di Fiorella Infascelli con cui vince il Nastro d’Argento Speciale dei 70 anni. Nel 2018 è protagonista del film di Luca Miniero dal titolo Sono tornato, in cui interpreta il personaggio di Benito Mussolini. Vincitore del Nastro d’Argento per il doppiaggio di Hamlet, ha prestato la voce a Lord Voldemort in Harry Potter, a Tom Cruise in Eyes Wide Shut e a Lionel Abelanski (Shlomo) in Train de vie.
Nel 1995 vince un Premio Ubu come miglior attore per Re Lear di William Shakespeare e Verso Peer Gynt ispirato al Peer Gynt di Henrik Ibsen. Nel 2001 viene nuovamente premiato per I due gemelli veneziani di Carlo Goldoni. Nel 2006 si aggiudica l’Eschilo d’Oro, conferitogli da parte dell’INDA. Nel 2008 vince il Premio E.T.I. Gli Olimpici del Teatro (Vicenza) come miglior attore protagonista per Ritter, Dene, Voss di Thomas Bernhard. Nel 2015 con Lehman Trilogy di Luca Ronconi vince il Premio Ubu come miglior attore dell’anno. Nel 2016 debutta alla regia con Il prezzo di Arthur Miller, cui segue Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini, tuttora in scena, con cui, nel 2017, guadagna diversi riconoscimenti.
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