BARI – “Mi sono ispirato a una storia vera letta anni fa, a proposito di un ragazzo agli arresti domiciliari, ma nel film ho invertito i ruoli immaginando che una bellissima ragazza sia reclusa in casa e che un ragazzo innamorato di lei pensi così di poter aggirare i propri sentimenti di inferiorità e la paura di essere abbandonato”. Così Emiliano Corapi, nel 2012 autore del thriller Sulla strada di casa, racconta la genesi del suo nuovo film L’amore a domicilio, presentato al Bif&st di Bari, un’opera che mescola elementi di vari generi, commedia sentimentale, heist movie e comico-grottesco. Miriam Leone è Anna, reclusa nella sua casa di San Giovanni a Roma dove vive con la madre dopo una condanna per rapina a mano armata. In un giorno di permesso per dare un esame all’università (studia letteratura italiana e in particolare la Commedia di Dante) chiede un passaggio a un giovane assicuratore, imbranato e tenero, che subito si invaghisce di lei. Lui, che vive col padre apprensivo dopo che la madre se n’è andata di casa, capisce di non essere all’altezza di questa donna sexy e incontrollabile, ma pensa di poterla controllare proprio perché lei è obbligata a non uscire mai di casa.
“Credo che la capacità di mettersi realmente in gioco nelle relazioni affettive e sentimentali sia un tema che tocchi la vita di gran parte delle persone, un qualcosa con cui più o meno tutti si trovino a fare i conti nel bene e nel male”, spiega il regista. “Penso che L’amore a domicilio possa esplorare in maniera originale e divertente proprio questo tema e il suo dilemma fondamentale, vale a dire se sia meglio lasciarsi andare rischiando di soffrire, o tenersi alla larga da ogni coinvolgimento, rinunciando però a una parte fondamentale della vita. Il protagonista, essendo l’unica presenza maschile nella casa, pensa di poter superare angosce e insicurezze profonde che in un contesto normale lo avrebbero fatto fuggire. Ovviamente l’idea, oltre che meschina, è ingenua sino a rasentare l’idiozia. Anche perché – e non è un caso – la donna in cui si è imbattuto è pericolosa, non solo socialmente, ma anche sentimentalmente, avendo risolto il dilemma in questione con una struttura autarchica e impermeabile agli affetti”.
Prodotto da World Video Production con Rai Cinema, in collaborazione con Frame By Frame e Marvin Film, L’amore a domicilio è interpretato, oltre che da Miriam Lone, da un ottimo Simone Liberati (Cuori puri) nel ruolo del pavido che via via prende coraggio, mentre Fabrizio Rongione è il duro, ex complice e fidanzato della protagonista, infine Anna Ferruzzo (Anime nere, Il padre d’Italia) è la svalvolata madre di lei.
Miriam Leone, apprezzata protagonista di opere tv di qualità come 1993 e Non uccidere oltre che accanto a Pif per In guerra per amore, si esalta per questo film ultra-indipendente in cui ha usato il suo accento catanese e la sua avvenenza “pericolosa”. “Abbiamo girato in condizione di punk a bestia, sempre nella stessa location”, rivela. Anna Ferruzzo è di nuovo nel ruolo della mamma, “lo sono stata anche di Favino e Beppe Fiorello che sono quasi miei coetanei…“. E del suo personaggio dice: “E’ una donna svagata, un po’ rock, molto miope. Ho girato senza lenti a contatto per accentuare questo aspetto”. Il film è ancora alla ricerca di una distribuzione.
"Di tutti i grandi che sono venuti manca Benigni e prima o poi l'avremo". Lo ha detto il direttore artistico del Bif&st, Felice Laudadio, durante la conferenza stampa di chiusura del Bari International Film Festival in cui è stato fatto un bilancio dell'edizione che si conclude stasera, con qualche anticipazione della edizione 2020, in programma dal 21 al 28 marzo
Bagno di pubblico per Valerio Mastandrea, che ha deliziato il pubblico del Petruzzelli di Bari nell'ultima masterclass del Bif&st 2019. "Un attore del passato che amo? Walter Chiari. Mentre il mio film preferito è Non pensarci di Gianni Zanasi, con cui condivido l'amore per i personaggi buffi"
L'attrice, protagonista di Zen sul ghiaccio sottile di Margherita Ferri, segnalata come miglior interprete emergente insieme a Matteo Olivetti per La terra dell'abbastanza
L'amministratore delegato di Rai Cinema è stato protagonista di una masterclass al Bif&st in cui ha raccontato molti aneddoti tra cui uno legato alla vittoria a Berlino di Fuocoammare. "Solo quando eravamo sull'aereo ci rendemmo conto di aver lasciato al ristorante la statuetta vinta dal film di Gianfranco Rosi"