Thierry Frémaux: avrei voluto il film di Pietro Marcello

Il direttore del Festival di Cannes dichiara alla 'Repubblica' di “avere parlato molto con Pietro Marcello del suo Martin Eden, che è il mio libro preferito. Non vedo l’ora di vederlo in autunno”


Il direttore del Festival di Cannes Thierry Frémaux intervistato dalla ‘Repubblica’ a proposito della presenza italiana sulla Croisette dichiara di “avere parlato molto con Pietro Marcello del suo Martin Eden, che è il mio libro preferito. Non vedo l’ora di vederlo in autunno”. Quanto all’unico film italiano in Concorso Frémaux sottolinea che Il traditore di Marco Bellocchio su Buscetta è “un film molto riuscito. È bello a livello formale e ha un contenuto potente. Il cinema di Bellocchio è un racconto generale dell’Italia. Dopo gli anni Settanta e Aldo Moro, a quasi 80 anni il regista affronta la questione della mafia, la criminalità, la politica, la droga, ma anche il pentimento e la famiglia. Il film racconta l’archeologia della violenza, spiega le origini di quella che vediamo ovunque ora, soprattutto legata a droga e corruzione. Aggiungo che Pierfrancesco Favino è assolutamente magistrale”.

Inoltre il delegato generale del Festival di Cannes ammette di non vedere molte serie tv e si chiede se siano in grado di resistere alla prova del tempo come avviene per alcuni film. La maggiore differenza artistica tra una serie e un film? “La durata. Una serie mi dice in 15 ore e tre stagioni quello che il cinema racconta in due ore e un solo appuntamento – risponde Frémaux – E la definizione: un film è celluloide per il grande schermo, una serie è un’opera da piccolo schermo, prodotta in modo industriale, scritta per tenere alta l’attenzione a ogni puntata. E poi il cinema punta più sui registi, la serie su sceneggiatura, attori, primi piani. Gli inesorabili di John Huston è fatto solo di campi lunghi, non si può goderlo in tv, come Apocalypse Now o La dolce vita”.

redazione
06 Maggio 2019

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