Fuori Orario festeggia i 30 anni e pensa al futuro

La Mostra di Pesaro ha celebrato il trentennale della storica trasmissione fondata su Rai 3 da Enrico Ghezzi. Che sta per lasciare per raggiunti limiti di età


PESARO – Sentito e affettuoso omaggio a Fuori Orario per il trentennale della storica trasmissione di Cose (mai) viste, nata su Rai 3 nel 1989 da un’idea di Enrico Ghezzi. Sono tanti gli intrecci tra il programma, scuola di cinema per almeno un paio di generazioni di cinefili, critici e appassionati, e la Mostra di Pesaro che per onorare Ghezzi e la sua ‘riserva indiana’ ha proposto per la prima volta cinque opere che la trasmissione non ha mai mandato in onda, tra cui l’inedito Chant d’Hiver di Otar Iosseliani (2015), oltre a lavori di Tonino De Berrnardi, Julio Bressane, Jean-Marie Straub e Amir Naderi. Il Centro Arti Visive Pescheria ha ospitato un affollato incontro con Ghezzi e il “suo gruppo”: Sabrina Barletta, Fulvio Baglivi, Simona Fina, Stefano Francia Di Celle, Donatello Fumarola, Francesco Di Pace, Domenico Tassone, Roberto Turigliatto, assente purtroppo Daniela Bendoni.

“Ho vissuto le origini del programma – ha esordito Roberto Turigliatto, entrato nel gruppo nel ’91  – mai considerato solamente come un promotore di film, ma soprattutto come un luogo di integrazione tra cinema e televisione, che ha visto la luce spinto dalla nascita di una nuova cinefilia e da un atto di rottura nei confronti della critica tradizionale”. Qualche anno dopo, nel ’95, ad entrare nella redazione è Francesco Di Pace, che ha sottolineato l’importanza del discorso legato al tempo: “fuori dall’orario canonico della programmazione, la trasmissione voleva produrre un nucleo di idee diverse”.

E Di Pace si interroga anche sul futuro di Fuori Orario (Enrico Ghezzi purtroppo sta per lasciare per raggiunti limiti di età): “Non so se l’azienda sappia esattamente cosa è Fuori Orario perché i vertici cambiano di continuo. Non credo ci sia la percezione del tesoro che abbiamo in casa, specie in questi anni di profondo degrado culturale. Non so cosa avverrà, ma posso immaginare nuove forme anche attraverso Internet. L’azienda parla di lanciare la piattaforma di RaiPlay e questa può essere vista come un’opportunità. Fuori Orario è un lusso, una forma di televisione che non esiste in nessun altro luogo del mondo e che ha a che fare anche con alcune difficoltà come quelle sui diritti dei film e delle immagini che si utilizzano”. Fulvio Baglivi precisa che “dietro al programma c’è una passione che è svincolata dalla necessità di fare share, offrendo un servizio limpido nei confronti dello spettatore”. Stefano Francia Di Celle sottolinea la rilevanza che ha avuto la “libertà nello sperimentare e di cadere anche nell’errore, che tramite la nostra vocazione per il lavoro di ricerca del materiale e di dialogo con gli operatori del settore, permette ad opere sconosciute di diventare visibili”.

Tra gli autori di più recente ingresso nella produzione anche Simona Fina (la presenza femminile è sempre stata minoritaria), la quale ricorda “la centralità di Fuori Orario nella formazione e nella crescita di intere generazioni”. “L’interazione e il gioco tra materiali dalla natura eterogena, che vengono accostati in un fertile incontro di realtà apparentemente distanti” è sottolineato da Donatello Fumarola.

Commossa la reazione del pubblico per l’intervento del fondatore Enrico Ghezzi: “Il cinema mi ha lasciato completamente libero, libertà sfruttata realizzando un programma che ci permetteva di fare ciò che volevamo con ciò che potevamo. In fondo del cinema è meglio non parlare, dal momento che a parlare è la nostra vita”.

Un altro degli aspetti da sottolineare era la funzione di canale distributivo esercitata da Fuori Orario nell’acquisire i diritti di tanto cinema sperimentale altrimenti invisibile. Molti spettatori registravano le notti sperando che la durata dei VHS consentisse di contenere tutto in un’epoca in cui non c’erano link o YouTube. “Quelle notti – afferma Mauro Santini – erano un cineclub diffuso”. E il filmaker offre i suoi film gratuitamente al programma invitando altri cineasti a fare lo stesso per sostenere la ricerca. Conclude un affettuoso Amir Naderi: “Fuori Orario mi ha insegnato come immaginare il futuro del cinema e avere rispetto per il cinema del passato. Ho lasciato il mio paese, l’Iran, da 35 anni, e vivo tra Stati Uniti e Giappone, ma l’Italia è il paese del mio cuore perché mi ha fatto sentire, con realtà come Fuori Orario e la Mostra di Pesaro, l’importanza del cinema in tutti i suoi aspetti.

Cristiana Paternò
21 Giugno 2019

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