Doppio premio a Inland / Meseta

Il film dello spagnolo Juan Palacios ottiene il Premio Lino Micciché per il miglior film in concorso e il premio della giuria studenti


PESARO – Il Concorso Pesaro Nuovo Cinema, composto da sette film tra opere prime e seconde, è stato vinto da Inland / Meseta di Juan Palacios (Spagna, 2019, 90’). Ad assegnare il Premio Lino Micciché per il miglior film in concorso è stata una giuria professionale composta dall’attrice Olimpia Carlisi, dal regista Amir Naderi e dall’attore Andrea Sartoretti, con la seguente motivazione: “L’autore con il suo cinema ha voluto condividere le memorie, il presente e il futuro attraverso l’immagine il suono e il movimento con una onesta, pura, competente e personale visione del cinema” L’opera è ambientata in un luogo imprecisato della Spagna centrale, dove incontriamo un pastore che sogna di andare sul lago Titicaca, un duo musicale in pensione che rimembra l’epoca d’oro, due bambine alla ricerca infruttuosa di Pokemon, e un signore anziano che per addormentarsi conta tutte le case vuote del villaggio. I personaggi sono come incidenti geografici di una terra la cui cultura e il cui stile di vita sembrano sul punto di svanire. Il film è quasi una mappa per navigare attraverso il passato, il presente e il futuro di questo paesaggio vuoto che è la Spagna.

La premiazione, che si è aperta con l’omaggio a Bernardo Bertolucci attraverso le immagini girate durante la sua presenza alla Mostra di Pesaro nel 2011, quando all’autore fu dedicato l’Evento speciale, ha visto anche un attestato di solidarietà ai ragazzi del Piccolo America per le aggressioni subite a Roma. A esprimere vicinanza Andrea Sartoretti e il direttore Pedro Armocida

La giuria ha voluto inoltre assegnare due Menzioni Speciali. La prima va a That Cloud Never Left di Yashaswini Raghunandan (India, 2019, 65’): “Per l’originalità e la grazia con cui coniuga una dimensione particolare con una dimensione universale” I personaggi fabbricano giocattoli sonori utilizzando materie di scarto, fra cui spezzoni di vecchi film della Bollywood tradizionale. Ma questa non è che una delle dimensioni dell’opera della regista indiana, che si aggira con la macchina da presa in un villaggio vicino Calcutta, cogliendo frammenti di conversazione e altri riti, come i giochi dei bambini, intervallati al montaggio con scene del cinema tradizionale che vediamo riciclato. Tra metatestualità e mise en abyme.

La seconda menzione speciale è stata invece assegnata a The Kamagasaki Cauldron War di Leo Sato (Giappone, 2018, 115’) nel quale: “L’autore, usando i toni della dark comedy, racconta la città di Osaka, la sua cultura e il suo tempo con un ritmo e uno stile cinematografico sorprendenti”. Questo film girato in 16mm a vividi colori racconta Kamagasaki, un quartiere “invisibile” di Osaka che fin dal dopoguerra raccoglie lavoratori saltuari e prostitute, con un approccio documentario e attori non professionisti. Il tesoro-simbolo della comunità, l’enorme calderone attorno al quale si scatena la guerra fra bande, si scopre essere in realtà l’affetto che lega questa comunità apparentemente sbandata.

La giuria studenti del Concorso Pesaro Nuovo Cinema coordinata da Pierpaolo De Sanctis e composta da studenti delle università e scuole di cinema italiane (Martina Barone, Gianmaria Cataldo, Roberto Ceccardi, Samuel Desideri, Francesco Divella, Arianna Donini, Chiara Fasolino, Raffaele Grasso, Ada Johnsson, Mattia Michetti, Camilla Miolato, Emanuele Paglialonga, Valentino Pirola, Anna Radaelli, Matteo Alberto Sabatino, Martina Salvi, Stefano Valva, Michela Vanacore) ha assegnato il premio per il miglior film del Concorso a Inland / Meseta di Juan Palacios con la seguente motivazione: “Per la capacità di raccontare il paesaggio dell’entroterra spagnolo trasfigurandolo in una dimensione universale e atemporale, dove tradizione e modernità collidono attraverso lo sguardo immersivo dell’autore”.

La giuria studenti ha deciso inoltre di assegnare una Menzione Speciale al film Bring me the Head of Carmen M. di Felipe Bragança e Catarina Wallenstein (Brasile/Portogallo 2019, 61’) con la seguente motivazione: “Per aver osato incorniciare il corpo femminile e averlo reso simbolo delle trasformazioni di un Paese in tensione. Per il contrasto tra politica e samba, che tramuta ideologia sociale in ritmo e amplifica la visione critica di due autori sperimentali proiettati verso il cinema di domani”. Nel film l’attuale tumulto politico e sociale del Brasile fa da sfondo all’incubo tropicale in cui sprofonda un’attrice portoghese, Ana, che si trova a Rio de Janeiro per interpretare la parte di Carmen Miranda, personaggio divenuto storico per aver esportato l’immagine della samba e del carnevale brasiliano. La pellicola passa dal bianco e nero al colore, con riferimenti al movimento tropicalista e alla lotta contro il cannibalismo culturale emersi in Brasile nei tardi anni ’60.

Cristiana Paternò
22 Giugno 2019

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