Vecchi Oltre il Muro: dal carcere, premio a Bautismo

Bautismo di Mauro Vecchi, in Concorso a Maremetraggio, premiato dai detenuti di Trieste: presente il regista


TRIESTE – La casa circondariale di Trieste, dal 2011 ad oggi, in collaborazione con Maremetraggio, offre ai detenuti un corso professionale, occasione per cui gli allievi hanno anche istituito un premio, Oltre il Muro, assegnato direttamente da loro ad uno dei corti in Concorso a Maremetraggio: quest’anno hanno scelto Bautista di Mauro Vecchi, storia sulle gang sudamericane nelle grandi città italiane.

La motivazione, letta stamattina da Silvio, uno dei detenuti/allievi/giurati, parla di “…rappresentare con forza e lucidità le bande criminali e il bullismo nelle metropoli. L’autore riesce a riassumere nella violenza di una ritualità quasi ancestrale la spersonalizzazione dell’individuo …”. Milano è quasi irriconoscibile, a tratti fa sorgere il dubbio si tratti davvero della meneghina a favore delle foreste sudamericane: si crea uno straniamento in cui si snocciola “il concetto di identità che il protagonista va a perdere, per l’attrazione verso qualcosa, la ricerca della terra natìa, il Sud America”, ha detto Mauro Vecchi nell’incontro con i detenuti, in occasione della consegna del Premio. “Tutti gli attori non sono professionisti, interpretano loro stessi: ci ho impiegato oltre sei mesi per individuarli e hanno partecipato perché gli ho garantito connotazioni differenti dal reale, ma con riferimento alle dinamiche vere”, ha continuato il regista reggiano.

Il corto, proprio dalle parole dei detenuti, ha colpito per il desiderio di capire di più e oltre quello che il film breve mostra, per l’affezione al personaggio Roman, il protagonista, e Vecchi svela così che, in effetti, “spero possa derivarne un film, i ragazzi stessi mi scrivono spesso chiedendomi quando facciamo la serie tv. Questo corto è di fatto il prologo del film, che nasce con la scrittura del lungo, da cui poi questo è derivato”.

Vecchi ha spiegato anche che la forza veritiera del racconto viveva nel protagonista: “che ha voluto fare questo film come una sorta di vocazione, per riscattare il padre ucciso in Salvador. Partecipare ad un corto non cambia la vita, ma fa capire che prendere un progetto a cuore ti dà uno scopo”, ha spiegato infine.

Nicole Bianchi
05 Luglio 2019

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