Esce ‘Manta Ray’, sulla persecuzione dei rifugiati Rohingya

In sala dal 10 ottobre l'esordio del regista thailandese Phuttiphong Aroonpheng vincitore della sezione Orizzonti di Venezia 75


Manta Ray , primo lungometraggio di Phuttiphong Aroonpheng e “ Miglior film” alla sezione Orizzonti di Venezia 75, uscirà nelle sale italiane il 10 ottobre, distribuito da Mariposa Cinematografica. È il primo lungometraggio del regista thailandese, che così lo presenta: “Il film evoca e racconta i corpi sconosciuti che annegano nel mare della Thailandia e vengono sepolti nelle profondità della terra: sono i corpi dei rifugiati Rohingya la cui voce rimane inascoltata. Al contrario, questa voce non deve scomparire, né venire dimenticata. Io l’ho registrata, perché voglio che continui a esistere, nel mio film”.

Come è noto, migliaia di rifugiati Rohingya ogni anno sono costretti ad abbandonare la Birmania -ufficialmente Repubblica dell’Unione del Myanmar -, perché perseguitati, e ad avventurarsi per mare alla ricerca di una terra più sicura che possa accettarli. Un viaggio che spesso porta alla morte, con il rinvenimento dei cadaveri annegati sulle spiagge thailandesi.

Lo storia di Manta Ray comincia in una foresta vicino a un villaggio costiero: un giovane pescatore (Wanlop Rungkamjad) si imbatte in un uomo ferito e privo di sensi (Aphisit Hama, fashion stylist e DJ al suo primo ruolo al cinema) e  decide di prestare immediatamente soccorso, portandolo al sicuro in casa propria. Lo sconosciuto però non proferisce parola, forse è muto oppure troppo scosso dal proprio viaggio per riprendere a parlare. Il pescatore decide quindi di assegnargli il nome di una pop star thailandese, Thongchai. Da lì a poco si instaura un forte legame tra i due, fino a quando una mattina il pescatore prende il mare e, forse, non farà più ritorno.  Thongchai lentamente, e quasi inesorabilmente, si ritroverà a prendere il suo posto, abitando nella sua casa, vivendo del suo lavoro e convivendo con la sua ex moglie (Rasmee Wayrana: è il primo ruolo al cinema di questa amata cantante thailandese).

Il film – che già a Venezia era stato  salutato  come “suadente e ipnotico, alla maniera dell’andamento dell’animale marino da cui prende il nome” – è uscito in questi giorni in Francia, accolto con entusiasmo dalla critica: per ‘Le Nouvel Observateur’ è  “una storia profondamente umanistica”, ‘Positif’  scrive di “film che affascina con la sua bellezza visiva legata agli elementi naturali”, ‘Les Inrockuptibles’ spera molto in questo nuovo autore ( “Manta Ray segna la nascita di una nuova speranza per il cinema thailandese” ) e ‘Telerama’ non da dubbi: “un film affascinante sullo sconosciuto”.

Manta Ray è stato presentato in altri 18 festival, dove s’è aggiudicato ulteriori premi: Golden Gateway Award per il Miglior Film al Mumbai Film Festival, Miglior regia al Thessaloniki Film Festival, una “menzione speciale” al festival di Taipei e una “menzione speciale” della Giuria Giovani al festival di Cabourg.

redazione
20 Agosto 2019

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