Archibugi: “La famiglia, lo specchio del nostro vivere”

E’ nella semplicità delle cose piccole piccole che Francesca Archibugi indaga la vita, la società e i sentimenti. Lo fa anche in Vivere, Fuori Concorso a Venezia 76 e in sala dal 26 settembre


VENEZIA – E’ nella semplicità delle cose piccole piccole che Francesca Archibugi indaga la vita, la società e i sentimenti. Lo fa anche in Vivere, Fuori Concorso a Venezia 76 e in sala dal 26 settembre, sceneggiato insieme a Paolo Virzì e Francesco Piccolo. “La metodologia di lavoro varia di caso in caso, in questo film c’era già un punto di inizio che è un bel testo di Francesca che si chiama ‘Un anno in Italia’ che conteneva già tanta trama, temi e sostanza narrativa”, rivela Paolo Virzì – a Venezia quest’anno nella giuria del Concorso – raccontando del processo di scrittura di quello che può ormai definirsi un consolidato trio di scrittura. “Il nostro è soprattutto un rapporto fatto di condivisione e amicizia. Il mio intervento in questo film è stato più quello di un amico, mi sono limitato a dar voce e coraggio alle idee di Francesca, a spronarla a non farsi troppi scrupoli cinematografici”.

Al centro del racconto le vicissitudini di una famiglia allargata che vive in una periferia romana fatta di villette a schiera ma assenza di servizi: Luca (Adriano Giannini) è un giornalista free lance che confeziona articoli di colore su ordinazione e fatica a mantenere la moglie Susi (Micaela Ramazzotti), ex ballerina insoddisfatta che ora insegna danza a signore in sovrappeso, e Lucilla, la loro bimba di sei anni affetta da una grave forma d’asma. “Le famiglie sono un po’ il cuore della società anche se sempre meno esistono quelle mononucleari –  rimarca la regista – Raccontare le persone è anche parlare della nostra vita, ci permette di interrogarci su noi stessi, per provare a fare film che siano lo specchio del nostro vivere”.

A gettare luce inaspettata sulle relazioni familiari e personali arriva una giovane irlandese (Roisin O’Donovan), studentessa di storia dell’arte e ragazza alla pari che entra a far parte della famiglia, scoprendo man mano un mondo fatto di legami leciti e illeciti, di amicizia e amore, di verità e menzogna. È il suo sguardo a definire la realtà che la circonda, quello di una cattolica ragazza irlandese che aveva idealizzato l’Italia da lontano, ma da vicino scopre un luogo dove bene e male hanno confini negoziabili.

“Francesca Archibugi ha la capacità di acchiappare l’essenza delle persone e impastarla con la letteratura, il cinema e la poesia. Così crea i suoi personaggi – commenta Micaela Ramazzotti – Il mio è quello di una donna forte, che corre, è in affanno, che ha un fitto dialogo interiore con la mamma che la svaluta e la rende fragile, ma in qualche modo proprio attraverso questo la fa sopravvivere. Mi sono completamente buttata nel ruolo, con tutto quello che sono, anche con le mie sofferenze e fragilità. Durante il film ho imparato a ridere di me e dei miei difetti, ad essere sbagliata. Una cosa che succede nei film di Francesca”.

 

Carmen Diotaiuti
31 Agosto 2019

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