Alberto Sordi, vizi e virtù degli italiani

Fabrizio Corallo è l'autore del documentario Siamo tutti Alberto Sordi? in onda per la prima volta su Sky Artedomenica 12 aprile alle 21,15 e in seguito su LA7 mercoledì 10 giugno in prima serata


Fabrizio Corallo è l’autore del documentario Siamo tutti Alberto Sordi? in onda per la prima volta su Sky Arte domenica 12 aprile alle 21,15 e in seguito su LA7 mercoledì 10 giugno in prima serata. Prodotto da Surf Film e Dean Film in collaborazione con La7, Sky Arte, Istituto Luce Cinecittà e 3D Produzioni in occasione del centenario della nascita di Sordi, il documentario vede tra gli gli intervistati gli attori Carlo Verdone, Giovanna Ralli, Pierfrancesco Favino, Claudio Amendola, Anna Foglietta, Valeria Marini, Riccardo Rossi. i critici Goffredo Fofi, Valerio Caprara e Masolino D’Amico; alcuni esperti osservatori del costume nazionale come Renzo Arbore, Paolo Mieli, Michele Serra, Pietrangelo Buttafuoco, Vincenzo Mollica, Maurizio Costanzo e Filippo Ceccarelli; amici e collaboratori come il presidente onorario della Fondazione Museo Alberto Sordi ed ex sindaco di Roma, Walter Veltroni; il presidente Anica ed ex sindaco di Roma, Francesco Rutelli, il consulente artistico Fondazione Museo Alberto Sordi, Luca Verdone;  lo sceneggiatore Enrico Vanzina; il regista Marco Risi; le scrittrici Gigliola Scola e Chiara Rapaccini; la giornalista Gloria Satta; la costumista Brunetta Parmesan; il Presidente onorario del Campus Biomedico di Roma, professor Paolo Arullani; il vicepresidente della Fondazione Museo Alberto Sordi, Giambattista Faralli.

Siamo tutti Alberto Sordi? aspira a celebrare il talento unico e la personalità segreta del grande attore e regista romano scomparso 17 anni fa mettendone in rilievo non solo la leggendaria vicenda artistica ma soprattutto le sue doti spesso profetiche di interprete/autore capace di raccontare come nessun altro la commedia umana degli italiani del secolo scorso. Il docu-film segue Sordi nell’arco della sua formazione e del consolidarsi della sua carriera raccontandolo attraverso brani di alcuni tra i più significativi dei 187 film da lui interpretati; filmati tratti dalle sue tante apparizioni televisive e pubbliche e interviste realizzate a compagni di lavoro, storici, critici ed esponenti di punta del cinema recente, tutti chiamati a raccontarne i vari aspetti della poliedrica personalità tra riflessioni, aneddoti, ricordi e curiosità.  “Dagli anni ’50 in poi e sino alla fine dei suoi giorni – spiega Corallo – Sordi esprimendosi quasi sempre in felice sintonia con registi e sceneggiatori come lui in stato di grazia ha mostrato con le sue denunce in forma di satira del malcostume nazionale quello che siamo e che forse avremmo preferito non essere. Conservatore, moderato e cattolico convinto ma anche osservatore implacabile di vizi e storture e profondo conoscitore dei meccanismi psicologici ha dato vita nelle sue commedie a tanti ruoli di uomini immaturi, opportunisti, servili, incapaci di solidarietà e altruismo. Nel suo cinema riecheggiano certe costanti nazionali come il cinismo, la furbizia, il familismo amorale, la mancanza di senso civico, troppo spesso considerati dagli italiani quasi come una dote, un patrimonio, un’autodifesa allarmata del proprio particulare“.

Secondo Ettore Scola – che prima di dirigerlo in film memorabili lo aveva conosciuto bene nei primi anni ’50 come autore dei suoi programmi radiofonici e come sceneggiatore di tante sue commedie: “il  pubblico di Alberto non è mai stato ‘ricattato’ dalla sua simpatia e dalla sua bontà, piuttosto è stato ammaliato e colpito dalla sua grandezza come attore e come uomo. Il suo merito principale è stato quello di non aver camuffato le bassezze con un’ipocrita rispettabilità: non era un ritrattista ma un inventore di caratteri. Era soprattutto un disturbatore ed un dissacratore, è andato sempre contro i luoghi comuni, contro le convenienze”.

Secondo il critico Maurizio Liverani: “Sordi con il suo umorismo sarcastico e beffardo non ha rappresentato soltanto l’arrivismo e la faciloneria: la sua più che una storia degli italiani è una loro imitazione allucinata e iperrealista che diventa disturbante”.

Cr. P.
27 Marzo 2020

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