Enzo D’Alò su Sepúlveda: “Era un combattente”

Per il regista che ha portato al cinema La gabbianella e il gatto, era "una persona eccezionale, piacevolissima, con cui era bello anche condividere cibo e vino"


“È quasi incredibile che un combattente come lui, che aveva affrontato di tutto nella vita, se ne vada per un virus maledetto, silenzioso e invisibile”. A parlare così con l’Adnkronos della scomparsa di Luis Sepúlveda è il regista Enzo D’Alò che nel 1998 ha portato al cinema il film d’animazione La gabbianella e il gatto, tratto dal racconto dello scrittore cileno Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare. Una trasposizione di cui D’Alò volle rendere partecipe lo scrittore sin dall’inizio e confrontarsi nelle diverse fasi della lavorazione. “Lo volli incontrare subito quando acquistammo i diritti per il film per raccontargli che progetto avevo in mente e mi trovai di fronte ad una persona espansiva, cordiale e simpatica. Stringemmo subito amicizia. E io gli mandai ogni stesura della sceneggiatura e i primi montaggi del film. Ci confrontammo fino all’uscita nelle sale”.

Rispetto al libro nel film d’animazione ci furono delle modifiche ma sempre concordate: “Ci incontrammo più volte, a Gijòn, nelle Asturie, perché desideravo esporgli i cambiamenti. Ne discutemmo, trovando sempre piena intesa. Fu molto contento di come lo trasformammo ma ci teneva molto che non fosse travisata la sua morale. Quando lo vide finito si disse soddisfatto del fatto che i temi del libro ne uscissero persino potenziati”, ricorda D’Alò.

La passione per Sepúlveda era nata per D’Alò tra le pagine del romanzo Il vecchio che leggeva romanzi d’amore: “Ma quando uscì La gabbianella pensai subito alla versione animata. Sembrava scritto apposta per diventare un cartone: i temi del libro, l’ecologia, l’integrazione, il rapporto tra fratelli, ne facevano un candidato ideale per una trasposizione in cui tutti avrebbero potuto riconoscersi o interessarsi e approfondire. D’altronde proprio per la presenza di temi e concetti che non moriranno i suoi libri resteranno sempre attuali”, sottolinea il regista. 

“Sepúlveda scrittore – aggiunge – certo non l’ho scoperto io, però ho scoperto una persona eccezionale, piacevolissima, con cui era bello anche condividere cibo e vino. Ecco, in questo momento, mi tornano in mente soprattutto i momenti trascorsi a chiacchierare”. Dopo l’uscita e il successo del film, “ci siamo rivisti diverse volte. Dicevamo spesso che sarebbe stato bello realizzare un sequel del film. Ma concordammo sul fatto che non potesse essere un film che desse il sospetto di voler fare solo ‘cassetta’, che ci volesse un’idea forte che lo giustificasse. E ci siamo sempre lasciati, dicendo: quando arriverà lo faremo”. Ma la frequentazione tra lo scrittore e il regista andò oltre La gabbianella: “Mi fece grandissimo piacere vederlo arrivare a Barcellona per la presentazione di Pinocchio. L’anno scorso, poi, ci sentimmo quando riportammo La gabbianella e il gatto nelle sale. Avrebbe voluto venire ma poi non fu possibile. E ora questo maledetto virus se lo è portato via. A morte il virus!”, conclude il regista con un grido da combattente dedicato all’amico scrittore.

Cr. P.
16 Aprile 2020

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