Benigni: “Dedico il Nastro a Morricone e alle vittime del virus”

Il ricordo commosso e sentito di Ennio Morricone da parte di tanti - da Benigni a Diodato - ma anche il sostegno alle sale italiane, sono stati al centro della cerimonia dei Nastri


Il ricordo commosso e sentito di Ennio Morricone da parte di tanti – da Benigni a Diodato – ma anche il sostegno alle sale italiane per la ripartenza del cinema, sono stati al centro della cerimonia dei Nastri d’argento, trasmessa da Rai Movie in diretta dal MAXXI con distanziamento e stringenti misure di sicurezza per il coronavirus. “Un’edizione che non dimenticheremo”, come ha chiosato Pupi Avati, premiato per il soggetto del suo Il signor Diavolo.

A condurre la serata, insieme alla presidente dei giornalisti cinematografici Laura Delli Colli, l’attrice Anna Ferzetti che si è trovata anche a premiare il marito Pierfrancesco Favino, miglior attore per Hammamet (con l’unico bacio “consentito” della serata perché tra congiunti).

Subito in apertura c’è stata l’apparizione di Roberto Benigni, miglior attore non protagonista per Pinocchio: “Dedico questo premio a Ennio Morricone che ha reso squillante l’Italia nel mondo con la sua musica, genio e regolatezza allo stesso tempo. Ma lo dedico anche a tutte le persone che hanno sofferto per questa cosa che ci è capitata e che speriamo finisca presto. E intendo non solo le maestranze del cinema, ma tutti nel mondo”.

A parlare della situazione dell’industria, oltre a Paolo Del Brocco che ha dedicato la serata e le vittorie di Rai Cinema agli esercenti, anche il produttore di Favolacce, Giuseppe Saccà, forte dei cinque Nastri d’argento (più la menzione speciale per l’attrice Barbara Chichiarelli) conquistati dal film dei fratelli D’Innocenzo. “Non posso che essere felice di questi riconoscimenti. I talenti del cinema vanno individuati anche nel mestiere di produttore – ha affermato Saccà che sprona a “far ripartire i set al più presto”, convito che “serve  lo sforzo collettivo di un settore che possa riportare la macchina produttiva del nostro cinema al livello internazionale che le compete”. “Il cinema italiano – spiega ancora Saccà, che ha anche ricordato Ennio Morricone – ha bisogno di nuove voci: va rilanciata la funzione del produttore, che è all’origine dell’ industria audiovisiva. Ho sempre avuto un occhio di riguardo per i giovani talenti”. E ha lanciato un invito a chi scrive: ”Se non trovate udienza con le vostre sceneggiature, portateci ciò che altri non vogliono leggere”. Mentre Fabio e Damiano D’Innocenzo hanno invitato i giovani a sognare e raccontare le loro storie, non quelle che si pensa possano piacere.

Saccà ringrazia anche la troupe di Favolacce, “che ha attraversato – prima della pandemia – un delicato sciopero nell’estate 2019 che avrebbe potuto mettere a rischio la produzione e la stessa partecipazione al Festival di Berlino, dimostrando serietà e dedizione per questo meraviglioso mestiere che è lavorare per il cinema”. Spesso citati, nel corso della serata, tutti i lavoratori del set con tanto spazio per tutti i premi, anche quelli tecnici. Ad esempio nelle parole di Matteo Garrone, in un videomessaggio da Parigi. “Pinocchio è stato un film complesso, spericolato, la lavorazione è durata tre anni, ma alla fine ci ha ripagato di tutto il lavoro fatto straordinario, voglio condividere il premio con tutte le persone che hanno lavorato con me a questo progetto”. “Voglio fare un augurio al cinema – ha aggiunto il regista – Visto che quest’estate ripartono le arene, sono sicuro che il pubblico avrà voglia di tornare a vedere i film sul grande schermo, all’aperto, in un’atmosfera magica. Quindi faccio un augurio a tutti, al pubblico che ama il cinema e agli schermi”.

Pierfrancesco Favino ha sottolineato l’importanza di “lavorare con una troupe che ti dà la libertà di scordarti di te, è bellissimo, voglio infatti ringraziare i truccatori del film, stare nelle loro mani è stato un rituale, come un ingresso in una porta fantastica”. “Voglio dire – ha aggiunto Favino – che qualsiasi attore senza un ruolo e senza un regista è poca cosa. Io ho avuto la fortuna di incontrare dei grandissimi registi, e questo premio lo condivido con Gianni Amelio, che mi ha permesso di fare una cosa che non avrei mai pensato di fare”.

“Raccontare il femminile in modo non ordinario è quello che servirebbe a tutti noi, perché il mondo non è a una dimensione soltanto, e questo lo dico anche rispetto ai ruoli. Anna, sono felice di trovarti qui, ho visto tante amiche belle in platea, penso a tutte le mie compagne in questa candidatura, perché penso che ci sia bisogno di ricordarci della meraviglia delle attrici. Quindi, scriviamoli, questi ruoli per le attrici..!”, ha esortato Jasmine Trinca, miglior attrice protagonista per il film di Ferzan Ozpetek La Dea Fortuna.

Mentre il maestro della fotografia e delle luci Vittorio Storaro ha dedicato il Nastro d’oro alla carriera alla memoria di Bernardo Bertolucci, “perché senza Bernardo non avrei mai potuto fare questo tipo di carriera che sono riuscito a fare. Intorno alla metà degli anni ’70 venivamo chiamati quelli di Novecento. Non solo a Bernardo ma anche a un gruppo di autori e coautori, primo fra tutti Ennio Morricone. Con lui c’era un rapporto personale e umano straordinario”.

Volevo nascondermi è un inno alla fragilità. Abbiamo tutti un po’ in conflitto con noi stessi per cercare di dimostrare di essere più forti di ciò che siamo. Siamo immersi in una competizione tutti i giorni che ci rovina la vita. Questa è la storia di un personaggio che si è permesso di essere quello che era, e questa è una lezione che dovremmo imparare un po’ tutti”, ha dichiarato sul palco Elio Germano nel ricevere il Nastro dell’anno per il film di Giorgio Diritti che tornerà finalmente in sala dopo lo stop del coronavirus il 20 agosto.

“E’ una passione fare questo lavoro, in tutte le salse. Voglio ringraziare il Sindacato dei giornalisti cinematografici e i registi che mi hanno dato la possibilità di partecipare ai loro film così belli, così particolari, così personali. E in quei film ci sono anche io, e sono fiera”, ha detto Valeria Golino nel ricevere il premio come migliore attrice non protagonista per due film, 5 è il numero perfetto di Igort e Ritratto della giovane in fiamme di Céline Sciamma.

“Ho appena incontrato una giovanissima signora, che mi ha detto che le è piaciuto tantissimo questo film, e che ‘ci avete fatto sentire tutte protagoniste’. E’ una cosa bellissima perché questo è il linguaggio universale che sapeva usare Mattia Torre, anche con una fantasia sfrenata, con metafore incredibili e grandissimo senso dell’umorismo. Dedico il premio a lui e alla sua meravigliosa famiglia”. E’ il commento di Paola Cortellesi, miglior attrice di commedia per Figli, di Giuseppe Bonito, tratto da un monologo dell prematuramente scomparso Mattia Torre. Infine Toni Servillo, premio alla carriera, ha dedicato il riconoscimento agli attori e auspicato la riapertura dei teatri, “luoghi per l’intelligenza e il cuore”. 

Cristiana Paternò
06 Luglio 2020

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