Godard tra Usa e Sarajevo

Il maestro franco-svizzero è protagonista alla 50esima Mostra di Pesaro con due lavori, Made in USA in retrospettiva e il recente I ponti di Sarajevo


PESARO – Per festeggiare il cinquantesimo della Mostra di Pesaro, l’Evento speciale quest’anno non è dedicato a un autore italiano, come di consueto, ma a ripercorrere la storia gloriosa di questo festival di scoperte e innovatori con la riproposta di 15 film presentati qui tra gli anni ’60 e ’70 anche per rendere omaggio al fondatore Lino Miccichè a dieci anni dalla scomparsa. A inaugurare questa preziosa sezione è stato il film di Nagisa Ōshima Notte e nebbia del Giappone (1960) che nel titolo rimanda a Resnais e contiene una feroce critica alla vecchia sinistra giapponese a favore del movimento studentesco Zengakuren. Il film, realizzato con meno di 50 piani sequenza e presentato per la prima volta in Europa proprio a Pesaro nel 1972, mandò su tutte le furie la compagnia produttrice che lo tolse dalle sale dopo quattro giorni. L’altro film in programma nella prima giornata del festival è stata l’incursione americana di Jean-Luc Godard, Made in USA (Una storia americana) del ’66 che racconta una Atlantic City immaginaria e colorata con protagonista la musa Anna Karina (nella foto) nelle vesti di un’investigatrice alla ricerca del suo ex innamorato che forse si è macchiato di un omicidio, tra strani incontri e citazioni al noir americano.

Ma Godard, curiosamente, è due volte protagonista in questo festival, che altre volte, in passato, ha proposto sue opere. Proprio qui, venerdì 27 giugno, ci sarà l’anteprima italiana de I ponti di Sarajevo, film collettivo visto a Cannes – e che sarà proiettato sempre il 27 anche a Sarajevo, nell’ambito dell’evento Sarajevo, coeur d’Europe – in cui c’è anche un contributo del maestro franco-svizzero, tra i tredici cortometraggi firmati, oltre che dagli italiani Leonardo di Costanzo e Vincenzo Marra, da Aida Begic, Kamen Kalev, Isild Le Besco, Sergei Loznitsa, Ursula Meier, Vladimir Perisic, Cristi Puiu, Marc Recha, Angela Schanelec, Teresa Villaverde. I ponti di Sarajevo reinterpreta la città bosniaca da cui è partita la prima guerra mondiale con l’assassinio dell’Arciduca d’Austria nell’estate del 1914 e rievoca anche il sanguinoso assedio vissuto dalla capitale negli anni ’90. “Sarajevo, il luogo dove secondo molti è iniziato il Novecento e il teatro dell’ultima guerra del secolo scorso diviene spunto e ispirazione libera della creatività dei registi che si inoltrano in temi e suggestioni che travalicano il ruolo della città bosniaca – ha spiegato Jean-Michel Frodon, curatore artistico del progetto –  Ma Sarajevo è anche la città dell’arte di vivere come l’hanno definita molti osservatori dei suoi giorni più bui, l’antesignana di quella costituzione multietnica e pluriculturale a cui la stessa Unione Europea s’ispira; un sogno sempre rinnovato malgrado gli alti e bassi della Storia. Oggi, con il nostro progetto, vogliamo dare alla capitale bosniaca quella connessione con il corpo palpitante del cinema europeo che a lungo è mancata”. Il film è coprodotto da diversi paesi: Francia, Bosnia, Svizzera, Germania, Portogallo e Italia con Mir Cinematografica, Rai Cinema e il sostegno della Trentino Film Commission, Mibact-Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e la Fondazione Cassa Rurale Di Trento.

Cr. P.
23 Giugno 2014

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