Un divano a Tunisi fa il bis. Il 18 agosto, al Palazzo Reale di Torino, l’anteprima nazionale del film della regista franco-tunisina Manele Labidi Labbé non ha soltanto registrato il tutto esaurito (con 250 posti) ma ha visto una lunga coda di persone che non sono riuscite a entrare: addirittura ottocento secondo Distretto Cinema, promotrice della rassegna “Cinema a Palazzo“. Il 24 agosto, quindi, sarà allestita una seconda proiezione: l’appuntamento è per le ore 22.
“Non è la prima volta quest’anno che non possiamo far entrare tutti, è curioso però per questo titolo”, dice il direttore artistico Fulvio Paganin .
Il film è ambientato all’indomani della Primavera araba, quando Selma Derwich, psicanalista di 35 anni, interpretata con grazia e intensità dall’attrice iraniana Golshifteh Farahani, lascia Parigi per aprire un proprio studio alla periferia di Tunisi, dov’è cresciuta. In Tunisia, Selma intende risollevare il morale dei suoi connazionali dopo lo shock della rivoluzione e la caduta di Ben Ali, ma deve scontrarsi con la diffidenza locale, con un’amministrazione passiva e con un poliziotto che le rema contro.Nel cast figurano Golshifteh Farahani, Majd Mastoura, Aïcha Ben Miled, Feriel Chamari, Hichem Yacoubi, Najoua Zouhair, Jamel Sassi e Ramla Ayari.
Il sottosegretario alla Cultura ha aperto la rassegna insieme all'ambasciatore italiano in Gran Bretagna, Inigo Lambertini, al direttore dell'Istituto, Francesco Bongarrà e alla presidente di Cinecittà Chiara Sbarigia. Sette film, presentati in anteprima nel Regno Unito sottotitolati in inglese, selezionati dalla Mostra di Venezia
La proiezione di Cafarnao e il collegamento da Beirut della regista libanese danno inizio “Ad imaginem dilecti filii”, ultima sezione della rassegna dedicata ai racconti cristiformi del cinema contemporaneo
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Al via dal 10 gennaio la retrospettiva alla presenza alla presenza dei protagonisti del cinema italiano, che introdurranno in sala le sue opere: da Paola Cortellesi a Nanni Moretti, Valentina Lodovini, Antonio Albanese, Valerio Mastandrea, Isabella Ragonese e Giuseppe Battiston