Il nuovo Woody Allen esce il 5 novembre

Rifkin's Festival, dopo la premiere al Festival di San Sebastian dove è stato girato, esce in Italia dal 5 novembre con Vision. Protagonista è il 76enne newyorkese Wallace Shawn


A volte è una commedia, a volte è una tragedia ma soprattutto è un mistero: Woody Allen torna in sala con una nuova storia in cui la vita è come un film affidando al 76enne newyorkese Wallace Shawn il ruolo di protagonista-alter ego in Rifkin’s Festival, il film che dopo la premiere al festival di San Sebastian esce in Italia dal 5 novembre con Vision. E proprio nella kermesse cinematografica basca è ambientato: il critico di cinema e aspirante scrittore Mort Rifkin (Shawn) accompagna lì l’affascinante moglie Sue (Gina Gershon), ufficio stampa di cinema particolarmente attratta da un suo cliente, il giovane regista francese Philippe (Louis Garrel). La relazione tra i coniugi già usurata è messa a dura prova dal nuovo arrivato che Mort non sopporta. Ossessionato dai grandi classici del cinema diretti da famosi registi come Bergman, Fellini, Godard, Truffaut e Buñuel, con parodie in bianco e nero che ricordano Stardust Memories dello stesso Allen, Mort è infastidito dagli elogi per il “banale” film del bel Philippe. I suoi sprezzanti giudizi, in totale contrasto con l’ammirazione che Sue ha per il regista, li allontanano sempre di più. Ma ecco che tutto sembra rischiararsi quando Mort, ipocondriaco come Woody Allen, incontra la cardiologa Jo Rojas (Elena Anaya, vista in La pelle che abito di Almodovar), uno spirito affine che vive una situazione matrimoniale burrascosa con il marito Paco (Sergi López), pittore dal temperamento impetuoso. Così, mentre Sue trascorre le giornate con Philippe, il rapporto tra Mort e Jo si fa sempre più profondo e il suo amore per i classici del cinema si ravviva ulteriormente. Osservando la propria vita attraverso il prisma di quei capolavori cinematografici, Mort scopre una rinnovata speranza per il futuro. La girandola delle coppie, tipica del cinema di Allen, ha qui una declinazione senile: “In un certo senso – ha scritto il critico del Guardian – Rifkin’s Festival rientra nel territorio familiare del cinema di Allen perché di qualunque cosa i suoi detrattori possano o non possano accusarlo, di certo non si potrà liberare dall’accusa di aver arato lo stesso terreno perlomeno da 20 anni: ancora una volta, ha realizzato una fragile commedia sull’angoscia coniugale”. La fotografia è curata da Vittorio Storaro.

Cr. P.
15 Ottobre 2020

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