A Biasucci, Signoretti e Conte il Premio Zavattini

Parola d'ordine: ricontestualizzare le opere del passato per farle vivere con la propria creatività nel presente attraverso un linguaggio dinamico, emozionale e diretto


Sono Il mare che non muore di Caterina Biasucci, Lo chiamavano Cargo di Marco Signoretti e L’angelo della storia di Lorenzo Conte i tre progetti vincitori della quarta edizione del Premio Zavattini (2019/20) che ieri sera sono stati premiati nell’ambito della cerimonia conclusiva dell’iniziativa dedicata al riuso creativo della memoria d’archivio, quest’anno svoltasi in collaborazione con “L’Aperossa UnArchive“, nella cornice del Teatro della Garbatella a Roma.

Presenti sul palco Vincenzo Vita, presidente dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, Antonio Medici, direttore del Premio, Gianfranco Pannone, presidente della giuria esaminatrice, Enrico Bufalini, direttore archivi Istituto Luce Cinecittà, Stefania Parigi (docente dell’Università Roma Tre e componente della giuria), Aurora Palandrani e Luca Ricciardi (cda AAMOD) che hanno ricordato il valore di riutilizzo dei materiali attraverso l’opera d’ingegno e il talento delle nuove generazioni.

Parola d’ordine: ricontestualizzare le opere del passato per farle vivere con la propria creatività nel presente attraverso un linguaggio dinamico, emozionale e diretto: questa è la prospettiva che ha portato alla scelta delle tre opere, costruite peraltro nell’ambito di una complessità particolarissima (il lavoro a distanza e solitario in epoca Covid-19)  ma anche di una libertà di utilizzo tematico e di approccio personale al lavoro sulla base di materiali archivistici concessi gratuitamente dai partner dell’iniziativa.

Ang
22 Ottobre 2020

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